Gabriel, il «diesel» a cui la Germani non può rinunciare

Ci fu un tempo in cui Kenny Gabriel aveva fatto alzare più di qualche sopracciglio. Le perplessità di alcuni appassionati di Germani non erano legate tanto allo stato di forma dell’ala grande di Charlotte quanto, piuttosto, al suo valore. Poteva sembrare non fosse il giocatore giusto, nel posto giusto, al momento giusto.
Il riferimento è ai primissimi mesi della sua esperienza bresciana. Già il fatto che la suddetta esperienza sia giunta adesso alla terza annata ricorda una volta di più come la storia sia proseguita. E cioè bene, anzi benissimo. Ma in quelle partite iniziali della stagione 2021-2022, la prima del progetto Magro-De Benedetto, il fenicottero in maglia numero 1 pareva spaesato.
La svolta
Forse si può dire che Gabriel diede il primo segnale forte e chiaro delle sue qualità nel match casalingo con Cremona, che sarà avversaria della Pallacanestro Brescia - oggi capolista con Virtus Bologna, Trento e Reyer Venezia -, domenica alle 20, al PalaLeonessa. Era il 19 dicembre. Quella fu la prima delle 14 partite vinte di fila. Kenny chiuse con 16 punti, 8 rimbalzi, 4/8 da tre. Fino a quel momento, eccezion fatta per una prestazione comunque di temperamento contro Venezia, era stato tra i grandi assenti di un reparto lunghi nel quale pure Michael Cobbins (oggi altro veterano biancoblù, reduce da una grandissima prova a Casale Monferrato contro Tortona) pareva un pesce fuor d’acqua.
Partenza a rilento
In questo primo spezzone di campionato, KG a tratti ha ricordato quella prima, poco a fuoco versione di sé in maglia Germani. Quella di un giocatore che apriva il campo, sì, ma per sbagliare tantissimo da oltre l’arco (1/6 con Tortona e Trieste, 2/7 con Napoli, 1/4 con Reggio Emilia e Olimpia Milano…). Quella di un giocatore il quale a rimbalzo sembrava non andare oltre al compitino. E che, per caratteristiche personali, non ha di per sé gioco spalle a canestro o grandi alternative nel pitturato. Solo che all’epoca si poteva credere che l’atleta con un passato in Eurolega e in cerca di rilancio (arrivava dai montenegrini del Mornar Bar) avesse messo il primo piede sul viale del tramonto.
Oggi, dopo le prime uscite poco convincenti, si aspettava solo che K-Gizzle ritrovasse quello spirito che lo ha reso, nel tempo, un giocatore imprescindibile. Tanto che, se esistesse, avrebbe di diritto un posto nella Hall Of Fame della palla a spicchi bresciana. Tanto che da queste parti è - meritatamente - un idolo. Nel match contro Tortona (12 punti, 4 rimbalzi) ha rialzato la testa. Non resta che sperare che da qui in poi, superati anche i piccoli acciacchi d’inizio stagione, sia uno dei «crescendo» cui ha abituato i tifosi bresciani.
L'importanza della famiglia
Trentaquattro anni compiuti il 3 luglio, vive una stagione particolare. Innanzitutto, è la prima volta in carriera che resta per più di due anni nella stessa squadra. La sua amata Cristina è in attesa del terzo figlio maschio, che dovrebbe nascere a febbraio. Per l’ala grande Usa, la famiglia è tutto. In estate, lui che è un natural born leader, aveva forse immaginato di diventare capitano. In ultimo, a Brescia non ha mai avuto «rivali» nel ruolo: Eboua era di un livello più basso, l’Akele dello scorso anno non poteva mettere grandi dubbi sulle gerarchie. Quest’anno, oltre al cresciuto e maturato «Aki», c’è Burnell, tuttofare negli spot di 3 e 4. Insomma, le novità abbondano. A Gabriel il compito di proseguire nel processo di ritorno alla forma piena. Dopo l’ottimo segnale con Tortona, lo si aspetta con Cremona. Come quella sera di dicembre di quasi tre anni fa.
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