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Marcell Jacobs: «All’Olimpiade voglio divertirmi e vincere una medaglia»

Il velocista bresciano insegue un altro obiettivo ambizioso: eguagliare Carl Lewis e Usain Bolt, gli unici capaci della doppietta a cinque cerchi sulla distanza regina
Marcell Jacobs punta a vincere di nuovo i 100 metri - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Marcell Jacobs punta a vincere di nuovo i 100 metri - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Tre anni fa, alla vigilia di Tokyo 2021, Marcell Jacobs ambiva ad essere il primo azzurro finalista dei 100 metri olimpici. In Giappone il desenzanese andò ben oltre, conquistando la medaglia d’oro. Trentasei mesi più tardi, a cinque giorni dal via di Parigi 2024, MJ insegue un altro obiettivo ambizioso: eguagliare Carl Lewis e Usain Bolt, gli unici capaci della doppietta a cinque cerchi sulla distanza regina (per Bolt addirittura il tris). Al cospetto di tali nomi occorre inchinarsi, pertanto se Jacobs realizzasse davvero il colpaccio in riva alla Senna entrerebbe nella leggenda dell’atletica.

Sensazioni

«Il conto alla rovescia è cominciato, manca poco. Come sempre quando mi avvicino a una gara importante, e questa è la più importante di tutte, non vedo l’ora di scendere in pista. Sono impaziente di gareggiare», racconta la Freccia del Garda dal suo buen retiro di Rieti. Il desenzanese si presenta in Francia con l’ottavo crono di accredito tra i partecipanti, un 9”92 corso a metà giugno a Turku col vento in poppa. «Sono molto fiducioso nel lavoro fatto con coach Reider: con lui si è creato un rapporto serio, concentrato, professionale, focalizzato sul raggiungimento della perfezione, o almeno del massimo risultato possibile. Stiamo ancora aggiustando i dettagli, i 100 metri sono infatti una disciplina più complessa di quanto si immagini. È quella in cui non si può sbagliare, bisogna arrivarci con un perfetto equilibrio psico-fisico».

La parola magica è attivarsi: «Io devo attivarmi, cioè esserci all’appuntamento, trovando dentro di me la motivazione di cui sono capace, come a Tokyo e anche di più». Per passare dalla batteria alla semifinale occorrerà stare sotto i 10”, mentre per accedere in finale bisognerà scendere sotto i 9”90: «So di poter fare bene a Parigi. L’esperienza delle Olimpiadi 2020 mi ha insegnato che la semifinale è spesso la gara più impegnativa, ci sono ottimi sprinter che se la battono in pochi centesimi di secondo. Vincerà chi sbaglierà meno. Chi riuscirà a trovare l’onda perfetta».

Dettaglio

Il campione in carica è conscio di come il pezzo decisivo della sua fatica sarà nella transizione tra lo start e il lanciato: «La chiave è tra i 15 e i 30 metri, è lì che stiamo lavorando con molta dedizione, per riprendere la forma e la qualità che servono».

Da sprinter di razza Jacobs non si nasconde e punta in alto: «Sono il detentore del titolo, quindi non andrò a Parigi per partecipare, bensì per cercare di portare a casa nuovamente una medaglia e divertirmi. È naturale che su di me ci sia pressione, ma so gestirla e trasformarla in energia positiva». In Giappone per toccare il cielo con un dito servì 9”80, per ripetersi occorrerà andare oltre. «Sono pronto a spostare più in là i miei limiti e esplorare una nuova dimensione, ma per poterlo realizzare concretamente serve mettere insieme nel modo corretto tutti i pezzi del puzzle. Se corro sciolto e non commetto alcun errore posso migliorare il personale e a quel punto si vedrà».

Già perché stavolta gli avversari sembrerebbero più temibili rispetto a quanto avvenuto nel 2021, quindi Jacobs non tralascia di analizzare i rivali. «Alcuni li conosco bene, perché mi ci sono allenato insieme. Gli altri li ho osservati da lontano. Gli statunitensi avevano la necessità di superare i Trials e quindi è normale che in quell’occasione abbiamo sparato dei temponi. Più che loro chi mi ha realmente impressionato è stato il giamaicano Kishane Thompson. Sapevo che avrebbe potuto correre forte, ma non il 9”77 con cui comanda la lista stagionale. Il passato dà solo delle indicazioni, quello che conta è la finale delle Olimpiadi». La sua vittoria di Tokyo ha cambiato la mentalità nella squadra azzurra: «I ragazzi e le ragazze hanno aperto gli occhi e hanno colto possibilità e potenzialità. Oggi non si gareggia più per partecipare, ma per vincere. Lo stiamo dimostrando e continueremo a farlo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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