Marcell Jacobs: «A Tokyo per l’oro iridato, sotto i 9”80 sarebbe top»
Una volta superati, i limiti possono essere continuamente ricalibrati. Nessuno lo sa meglio di Marcell Jacobs, l’uomo che con l’oro alle Olimpiadi di Tokyo ha ridisegnato la geografia dell’atletica mondiale e che proprio a Tokyo farà ritorno in settembre per chiudere un cerchio. «Non è un mistero che voglio l’unica medaglia che ancora mi manca, quella iridata - racconta il due volte campione olimpico - e farò di tutto per averla. Il tempo? È secondario, ma se arrivasse meno di quel 9’’80 sarei più che felice...». Boom, nuovo limite fissato per Jacobs, nella sua Desenzano, dove ha inaugurato il «suo» nuovo Sports Center.
La stagione è iniziata con qualche intoppo: prima uscita, l’influenza e la rinuncia agli Europei indoor di Apeldoorn. Come ha preso questo cambio di programma?
«Nella prima gara ho sbagliato a livello tecnico tutto quello che potevo sbagliare - racconta il centometrista - e alla fine è un bene, perché abbiamo capito quali sono i dettagli su cui dobbiamo lavorare. Abbiamo deciso di fare un passo indietro rispetto alla stagione indoor, per aver la possibilità di lavorare in campo ed in palestra su ciò che mi sta mancando. Inizierò prima la stagione all’aperto in Cina, ai Mondiali di Tokyo dovrò essere al top».
Ha fissato anche il tempo da realizzare?
«Più che un tempo l’obiettivo è la medaglia, l’unica che manca. Se si dovesse fare correndo meno di 9’’80 (con cui vinse i Giochi nel 2021; ndr) sarei più che felice».
Torniamo al 2024, ai Giochi di Parigi: hanno lasciato solo la delusione per non aver raggiunto il podio – per 4 centesimi – o anche l’orgoglio di essere stato di nuovo tra i grandi?
«Non volevo perdere il titolo olimpico, ma quel quinto posto alle Olimpiadi mi ha ridato tanta fiducia dopo due anni in cui mi ero perso a livello atletico. Non riuscivo a recuperare dagli infortuni o a dimostrare le mie capacità, essere tornato a correre quei tempi in una finale olimpica mi ha dato confidenza. Il lavoro quest’inverno è stato più facile, ottimale per la stagione».
Dopo un anno in Florida, ha capito che rifarebbe questa scelta?
«Sì, sono tranquillo e sereno. Gli allenamenti proseguono alla grande. Naturalmente ogni occasione per tornare in Italia la colgo, perché mi manca la mia famiglia, vivere il Paese, mi manca il cibo. L’anno scorso era tutto nuovo, ora è tutto più facile».

Le questioni italiane però la inseguono: cosa ha provato quando è uscito il caso di spionaggio con coinvolto il fratello di Tortu?
«La giustizia farà il suo corso. Io credo che Filippo sia estraneo a ciò che gli stava intorno. Credo nella sua innocenza, mi ha fatto piacere che mi abbia chiamato e mi abbia chiesto come mi sentivo, abbiamo fatto le nostre rilevazioni. La staffetta? Un conto è il campo e un altro ciò che sta fuori, noi correremo come sempre per vincere».
Ultima cosa, a Desenzano avete inaugurato questo nuovo centro fitness. Che cosa significa questo progetto?
«È una cosa a cui tengo veramente tanto, perché fin da bambino speravo di poter diventare qualcuno per ispirare i giovani e dar loro la possibilità di realizzare dei sogni. Aver messo questo primo mattone per me è veramente importante, fa capire che il progetto avviato con l’apertura dell’Academy va avanti. Diamo la possibilità a sportivi e non di venire qui e stare bene, in primi con se stessi. Rispetto ad altri centri, lavoreremo molto a livello mentale: credo che sia fondamentale, personalmente ha influito almeno per il 50% sui risultati ottenuti».
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