Il marito di Elena Fanchini: «Dopo un anno la rivedo ancora nei gesti di ogni giorno»
Una vita non si dimentica in un anno. Un anno non basta per cancellare una vita. Perché i giorni volano via, ma non quando il dolore per la perdita di una persona amata ti accompagna, in ogni secondo, per 365 giorni. Oggi, più che mai, è così per Denis Ottelli Zoletti, che il sorriso di Elena Fanchini l’aveva conosciuto quando ancora non si era presentato al mondo intero e che un anno fa, con la fede all’anulare, l’ha vista volare via.
«All’inizio mi capitava di pensare che fosse solo partita per una delle sue discese, magari a Lake Louise, dove tanto amava andare. Poi capisci che la realtà non è quella e che è dura da accettare. La malattia è stata crudele, anche se aveva sempre il suo sorriso». Denis ha la voce rotta del dolore. «Certi giorni è più difficile», ammette. Sarà così anche oggi, nel primo anniversario della prima delle tre sorelle di Montecampione, portata via da un tumore proprio l’8 febbraio 2023, all’età di 37 anni. Commuovendo il mondo intero, che l’aveva conosciuta più o meno 19 anni fa (era il 6 febbraio 2005), quando Elena a Santa Caterina Valfurva vinse poco meno che ventenne l’argento mondiale in discesa libera.
Un anno prima era iniziato il legame inscindibile tra Elena Fanchini e Denis. «Ho 43 anni adesso, l’ho conosciuta che aveva appena fatto i 18 e guardandola negli occhi mi sono subito innamorato, ho capito che era una brava ragazza. È la persona più importante per me e a non averla più qui fisicamente ti vien da dire che la vita non è più bella. Avrei dato la vita per lei, l’ho detto più volte anche ai dottori. Ci siamo sposati in comune il 30 ottobre del 2021, ma proprio quest’anno volevamo farlo in chiesa».
Sarebbe stato l’ennesimo passo fatto insieme: «Mi ha fatto appassionare lei allo sci, ho iniziato a seguire le gare con il fan club. E mi ha insegnato a sciare, a 30 anni. Da quando m’ero rotto il crociato giocando a calcio non ero più andato sulle piste. L’ho fatto domenica per aiutare mio suocero Sandro al corso con i bambini di Nadia. È stato uno dei più bei giorni degli ultimi tempi».
Usare il sorriso, anche nei momenti duri, come ha sempre fatto Elena. «Negli ultimi 10 anni ha sempre tribulato: gli infortuni, un crociato, il tumore nel 2018. Con quello che ha passato, in 14-15 anni da atleta, è come se avesse vinto la Coppa del Mondo. Ha lottato, come negli ultimi giorni. Ne ho viste poche di persone così: come fece anche mio padre, anche lei cercava di darti la forza, anche se vedeva la nostra sofferenza».
A Elena è rimasto un solo cruccio: «Voleva diventare mamma a tutti i costi. Ma dopo la malattia non volevo facesse altre terapie per restare incinta e per legge non potevamo adottare. Ma mi ha insegnato ad amare i nipotini».
Basta a superare il dolore? «Non so, penso sempre a lei, anche sul lavoro, vedo sempre il suo viso, è un chiodo fisso. E la rivedo nelle piccole cose di ogni giorno, come sbrigare faccende di casa. La vedo nei gesti che faccio. E nelle tante foto che ho in casa, qualcuno mi dice che ne ho troppe. Ma penso sia giusto così, era la nostra casa. Infatti non so se mi rifarò una vita, sono ancora innamorato di lei ed è l’ultimo dei miei pensieri. E se anche fosse non potrei stare in quella casa con un’altra persona. Sono all’antica. Lì in quello che faccio rivedo ancora Elena».
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