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Franzoni, via alla doppia missione: «Il primo podio e poi le Olimpiadi»

Domani parte la stagione a Sölden: «Prima bisogna qualificarsi, sento di essere cresciuto»
Un sorridente Giovanni Franzoni - © www.giornaledibrescia.it
Un sorridente Giovanni Franzoni - © www.giornaledibrescia.it
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È vero che, in partenza, tutti gli anni si dice che questo è quello buono per il definitivo salto di qualità. Ma nel caso di Giovanni Franzoni, ci sono mille motivi per far sì che sia realmente così: perché è forse l’unica, vera speranza dello sci azzurro in vista del futuro (ma anche del presente); perché il podio in Coppa del Mondo l’ha già sfiorato; perché c’è un amico da ricordare. E poi perché le Olimpiadi in casa passano una volta ogni vent’anni, quando va bene. E a Giovanni partecipare non è mai piaciuto: «Ma sinceramente adesso nemmeno ci penso: voglio far bene e qualificarmi, poi ci divertiamo». E allora si parte domani dal ghiacciaio di Sölden per il classico gigante d’apertura (ore 10 e 13; diretta su RaiSport ed Eurosport).

Franzoni, come va?

«Tutto ok, sto sciando bene sia in gigante che nella velocità, in cui penso di aver fatto un altro step. Sul Rettenbach dovrei partire con un buon pettorale».

Quindi si torna al triplo impegno?

«Faccio sicuramente i primi tre giganti (dopo Sölden, Beaver Creek e Val d’isère; ndr) e poi vediamo in base alle condizioni. Sicuramente vorrò portarla avanti come disciplina, ma finché non partirò avanti in superG e discesa è difficile inserire la terza specialità».

Però lei a 24 anni è l’unico per cui si potrebbe creare un gruppo élite polivalenti, come fatto al femminile?

«Tra gli uomini è più complicato, il livello è veramente alto. Ma ci stiamo lavorando da anni a questa cosa: se arrivano i risultati in libera e superG, anche in gigante mi esprimo meglio».

Bando alla scaramanzia: può essere la stagione del primo podio?

«Ci sono andato tanto vicino l’anno scorso (quarto in superG a Beaver Creek, ndr) e nemmeno pensavo di essere nei 30. Nella velocità sento di poter fare il passo, poi nelle competizioni non puoi sbagliare. Se ho pensato a dove provarci? Bè, ormai si sa che mi piacciono le piste tecniche: Beaver Creek, Livigno che è nuova, Kitzbühel. Mi sento più in fiducia anche in discesa».

L’obiettivo nella libera?

«È entrare nei 30 già nelle prossime gare. Mancano pochi punti Fis, li poi la storia cambia un pochino...».

Durante la preparazione ha colto un segnale positivo?

«Già la scorsa Coppa del Mondo l’avevo chiusa bene fisicamente, quindi dal punto di vista atletico ho fatto uno step in più. Nei due mesi di sci in Sudamerica tra Ushuaia e La Parva ho fatto più passaggi in gigante e nella velocità, anche a uovo mi trovo a mio agio».

Non giriamoci intorno, a febbraio ci sono le Olimpiadi in casa per noi italiani...

«Prima bisogna qualificarsi, ci sono solo 4 posti e gli altri vanno forte. Spero di farlo subito, poi se vai a Milano-Cortina è per andare forte: bella esperienza, ma un risultato mediocre non avrebbe senso. La pista di Bormio la conosco e mi piace, a febbraio le condizioni della neve saranno diverse rispetto a fine dicembre».

Ma ci pensa già?

«A dire la verità no, penso alla Coppa del Mondo perché i Giochi sono un passaggio a parte. Non c’è stress, non sono agitato, se pensi solo ad arrivare là tutto perfetto poi succede qualcosa di sbagliato».

L’estate è stata anche dura per voi, con la morte a La Parva di Matteo Franzoso dopo una caduta in allenamento. Cosa prova?

«Sto cercando di superarla. Ero molto legato a Matteo, siamo sempre stati in camera insieme. Ci sono giorni non facili, il pensiero c’è. È una cosa privata, non mi va di dire altro. Ho un motivo in più per andare forte».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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