Edoardo Facchetti: «Il tamburello nel mondo? Dobbiamo puntare sull'indoor»

Ha cominciato da giocatore, ha proseguito come allenatore, da anni è presidente della Federazione italiana e ora lo è anche di quella internazionale. È un legame che non si spezza mai quello di Edoardo Facchetti col tamburello arricchito da risultati importanti raggiunti a ogni livello.
Ha militato 10 anni in serie A, da tecnico ha vinto tre scudetti e due volte la coppa Europa. Ora da dirigente sta rinnovando il volto di uno sport che ha oltre 110 anni di storia e l’esigenza di proporsi alle nuove generazioni in una versione più moderna.
Chi è
Nato a Cortefranca nel 1959, legatissimo coi ricordi ai tempi eroici degli sferisteri affollati da migliaia di spettatori, Edo – come lo chiamano tutti – ha imparato ad amare questa disciplina seguendo le orme di papà Giacomo, campione degli anni d’oro. E la tradizione di famiglia si è rinnovata col fratello Sergio che tuttora, a 52 anni, è un punto fermo della Cavrianese in serie A. Né ha smesso di giocare lui stesso, in serie D con i vecchi amici del Nigoline.
Ma nonostante i saldi legami con la tradizione, Facchetti ha sempre guardato avanti, consapevole delle improcrastinabili riforme di cui necessitava il tamburello italiano. «Per anni - ricorda - il campionato era dominato da due sole squadre che si accapparavano i dieci migliori in circolazione e finivano col disputarsi il titolo nello scontro diretto. Ora invece ogni giocatore ha un punteggio maturato in base alle vittorie e, raggiunto un certo limite, non può più essere schierato. Così i club sono costretti a mettere in campo anche i giovani, il torneo è più equilibrato ed è aumentato l’interesse».
Le novità introdotte
Facchetti tra l’altro, non senza resistenze, ha convinto i club sulla necessità di ridurre il prossimo campionato a dieci squadre per dare più spazio all’attività giovanile. E da due anni, a villa Fenaroli di Rezzato, organizza un galà aperto a tutte le società per valorizzare il lavoro dei club e per dare visibilità agli atleti più bravi. Basta guardare i volti dei premiati per capire quanto si sia abbassata l’età media dei praticanti e come nel tempo stia cambiando l’immagine del giocatore di tamburello, oggi un atleta completo che si allena tutti i giorni. Anche se non è certo sparito dai campi l’elemento maturo, il cui contributo di esperienza.
Verso il mondo
Ora la prossima frontiera è il mondo. «Attualmente il nostro sport è praticato in 15 nazioni - spiega Facchetti, salito ai vertici internazionali lo scorso dicembre -. Presto si aggiungeranno quelle di Benin, Costa d’Avorio e Tongo, in Sudamerica siamo già in Brasile. La prossima tappa è l’Argentina, terra di emigrati. Ma per aumentare il numero dei tesserati è necessario conquistare i palazzetti puntando sull’indoor, dove questo sport è più accessibile a tutti. Penso come modello al padel, valida alternativa al tennis». Da qui la scelta, in Italia, di allungare la stagione al coperto che ora si protrae sino a primavera.
«In passato l’abbiamo considerato solo attività di preparazione alla stagione all’aperto, ora invece il tamburello indoor è uno sport a sé che sta richiamando nuovi sponsor e giovani praticanti attratti dalla velocità del gioco che in palestra, dove gli spazi sono più ridotti, è ancora più spettacolare».
In tv
Dopo tanti anni, Edo è un entusiasta divulgatore di questo sport, come quando nel marzo 1985 partecipò come concorrente al gioco a quiz «Superflash» di Mike Bongiorno. «Le attese duravano mesi, nel mio caso mi chiamarono 20 giorni dopo la richiesta e portai come materia Alessandro Manzoni. Ma il grande conduttore si incuriosì molto quando seppe che sport praticavo, venne mandato un filmato di tre minuti sul derby bresciano Botti-Caprianese e alla fine gli consegnai due tamburelli che gradì parecchio. Vista la popolarità della trasmissione, nei giorni successivi non si parlò d’altro».
Oggi un passaggio in tv non basta più e nei prossimi anni Facchetti batterà i Paesi stranieri per far conoscere questa disciplina affascinante, portandosi come testimonial i migliori giocatori italiani, una sorte di nazionale itinerante alla ricerca di nuovi adepti. Solo chi si rinnova vive in eterno e la mission è già cominciata.
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