Una targa in ricordo di Daniela Bani, la madre: «Ho avuto la mia giustizia»

«All’inizio mi sentivo abbandonata dallo Stato, poi, però, ho avuto la mia giustizia: non ho mai ceduto a niente». Sono queste le parole con cui Giuseppina Ghilardi ha salutato il pubblico che nel tardo pomeriggio di ieri si è riunito in biblioteca a Palazzolo, dove nella sala espositiva sono state ricordate alcune vittime di violenza e di femminicidi, tra cui sua figlia, Daniela Bani, assassinata dal marito nel 2014 a soli 30 anni.
Giuseppina Ghilardi è stata invitata a raccontare la sua storia e quella della figlia in occasione dell’inaugurazione della mostra «Sui passi della violenza» che Palazzolo sta ospitando durante il mese di marzo dedicato alle donne e, in particolare, a quelle vittime di violenza.
L’incontro
Il pomeriggio ha preso il via con l’inaugurazione della targa intitolata a Daniela Bani al Parco Life: qui è già presente un’area dedicata alla lotta alla violenza di genere con l’installazione artistica «Le Reverse» dell’artista palazzolese Angelo Brescianini. Tra le 14 opere dell’esposizione, concepite come una via crucis, trovano spazio le storie di alcune vittime di violenza, e non solo femminicidi.
Le storie
Tra le storie raccontate nella mostra c’è, ad esempio, quella di Piero Raccagni, il macellaio di Pontoglio ucciso da alcuni rapinatori entrati a casa sua nel 2014. Poi è arrivato il momento di Giusy Ghilardi accompagnata dal nipote. Con la forza d’ animo che l'ha portata ad essere una delle voci più attive dell’associazione Unavi (Unione Nazionale Vittime), la donna ha rievocato il processo all’assassino di sua figlia, che ora sta scontando l’ergastolo in Tunisia: «Sapevo dov’era e ho cercato in tutti i modi di farlo arrestare. Lanciai un appello al Ministero degli Interni e finalmente, poco dopo, arrivò la cattura: fu il giorno più bello che potessi avere. Non voglio onori, ma in nove anni non sono mai stata ferma. Il Comune di Palazzolo, gli assistenti sociali e gli psicologi sono stati seri e professionali, aiutandoci moltissimo».
Tra le testimonianze che si sono susseguite, molto toccante è stata anche quella di una sopravvissuta, la milanese Beatrice Paola Fraschini, che nel 2019 è riuscita a scappare (saltando dal secondo piano) dal suo compagno e aguzzino che l’aveva sequestrata in casa per una settimana.
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