«Tenevo le mani dei miei fratelli sott'acqua, poi sono spariti»

La terribile testimonianza del superstite della tragedia avvenuta nel lago d'Iseo. Poco prima un ultimo selfie scattato dai tre fratelli in acqua
Il selfie che ritrae Waqas, Hassan e Awais Muhammad poco prima della tragedia - Foto per gentile concessione dell'Eco di Bergamo
Il selfie che ritrae Waqas, Hassan e Awais Muhammad poco prima della tragedia - Foto per gentile concessione dell'Eco di Bergamo
AA

Tutti e tre sorridenti. Waqas, Hassan e Awais Muhammad. Ignari della tragedia che sta per compiersi. Inconsapevoli del fatto che quelli sono gli ultimi istanti che potranno condividere. Per due di loro gli ultimi attimi di vita. Lo scatto, un selfie (pubblicato oggi dall'Eco di Bergamo), li ritrae pochi istanti prima che le acque del lago di Iseo che fanno da quinta all'immagine, inghiottano due di loro per sempre, risparmiando solo per l'intervento di un altro bagnante il terzo.

I tre fratelli pakistani venerdì stavano vivendo una giornata spensierata assieme ad un quarto fratello e ai genitori. Un momento di festa in riva al lago d'Iseo, sulla sponda bergamasca, momenti tanto più lieti perché solo tre giorni prima al nucleo familiare che vive ad Azzano San Paolo dal 2009 si era unito, arrivando dal Pakistan, uno dei due ragazzi poi annegati.

Se il selfie gela il sangue, alla luce della tragedia che si è consumata pochi istanti dopo, straziante è la testimonianza di Awais, il fratello sopravvissuto che ha invano tentato di soccorrere i due fratelli rischiando a sua volta di morire: «Sento ancora le loro grida. Stringevo le mani di entrambi, poi sono spariti sott'acqua...» hanno raccontato all'Eco di Bergamo.

Un'immagine e parole che, nella disgrazia, ora forse si tramutano in un'icona, un monito che, nell'auspicio, possa scongiurare altri drammi: il lago, nella sua straordinaria bellezza, può celare insidie che non vanno mai sottovalutate. Che devono essere affrontate solo da chi - per competenza natatoria e forza fisica - può saper far fronte ad eventuali imprevisti. E comunque con prudenza e cautela. I tre ragazzi, a quanto emerso, non sapevano nuotare.

Un'ingenuità che hanno pagata ad un prezzo inaccettabile e che appare ingiusto. Ma che purtroppo è drammaticamente irreversibile. Perché altre vittime non abbiano ad aggiungersi, forse, tutti - privati cittadini e ancor più amministrazioni pubbliche - sono chiamati ora ad adoperarsi, in tutti i modi possibili.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia