Suicida a Palazzolo dopo la gogna mediatica, la compagna: «Sbagliato rispondere all'odio con l'odio»

Per lei è come rivivere un incubo. «Non voglio entrare nel merito della vicenda della ristoratrice che si è tolta la vita (Giovanna Pedretti, ndr), ma non posso non pensare a Gian marco».
Marisa Murgia è la ex compagna dell’agente di Polizia locale Gian Marco Lorito, che nel 2020, a 43 anni, si tolse la vita con la pistola d’ordinanza dopo essere rimasto vittima della gogna mediatica per un parcheggio, con l’auto della Locale di Palazzolo, su un posto riservato ai disabili a Bergamo. L’auto venne fotografata e l’immagine pubblicata sui social dal presidente di un’associazione. Lorito aveva chiesto scusa e aveva anche versato alla stessa associazione un’offerta pari al doppio della multa che avrebbe preso se avesse parcheggiato in quell’area riservata ai disabili con l’auto personale. Ma non bastò a placare l’onda social.
Oggi che cosa prova?
«Mi sto concentrando soltanto sui giovani. Sto andando nelle scuole, e lo farò anche giovedì a Coccaglio, per parlare ai ragazzi dei social e di come vengono utilizzati. Bisogna far capire alle giovani generazioni la dimensione che stanno vivendo».
Servirebbe anche un intervento più duro del legislatore?
«Le leggi ci sono. Quando le foze dell’ordine si muovono, le cose funzionano. Bisogna di sicuro intervenire tempestivamente. Perché può capitare che una persona in un arco di tempo brevissimo non regga alla gogna mediatica e commetta un gesto estremo».
Quanto era durato l’odio social nei confronti di Gian Marco?
«Il 24 gennaio viene pubblicata con un post su Facebook l'auto parcheggiata sul posto disabili e lui poco dopo la mezzanotte del 4 febbraio si toglie la vita. Prima di vivere questo dramma io non immaginavo la portata dei social. Lui però mi disse: "Vedrai che questa cosa genererà una bomba". Gli risposi che non volevo crederci. "Non hai ammazzato nessuno, hai sbagliato parcheggio" feci presente. E invece... Ma il problema è anche un altro».
Quale?
«Dopo il gesto estremo viene attaccato chi ha innescato l’odio social. E diventa una guerra inaccettabile. Non è possibile. So che Selvaggia Lucarelli ora è stata minacciata di morte. E se diciamo che seminare odio non va bene, non deve andare bene mai. Bisogna fermarsi e ragionare sul un livello diverso».
Ha mai pensato alla vendetta?
«Sfruttando i social? Mai. Il presidente dell’associazione che per primo pubblicò la foto dell’auto di Gian Marco sull’area disabili poi dopo il dramma finì nel mirino degli haters. Io gli ho parlato personalmente e mi sono fatta promettere che mai più si sarebbe comportato come con Gian Marco».
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
