Prima il flop poi il bando: 100mila euro ai negozi di Capriolo

Dopo le davvero incredibili difficoltà riscontrate nell'erogazione delle prime due tranche di aiuti ai cittadini, molti dei quali non avevano nemmeno fatto domanda, il Comune tenta nuovamente la via del bando pubblico per destinare fondi per i capriolesi che hanno subito contraccolpi dalla crisi pandemica.
Beneficiari di questi aiuti saranno stavolta le sole attività economiche. Queste erano le destinatarie di sostegni anche la scorsa estate, quando l'ente locale aveva messo a disposizione ingenti contributi per un bando che in realtà non si è rivelato molto appetibile per i titolari di attività. Le ragioni sarebbero da ricercare nella dimensione dell'aiuto (che all'epoca era di un massimo di 1.200 euro per attività) oppure un'ipotesi che non è da sottovalutare, l'esistenza del bando non era giunta alle orecchie di molti potenziali richiedenti. Sta di fatto che, di quei 100mila euro messi a disposizione, solo una piccola parte era stata richiesta.
Non si è trattato peraltro dell'unico caso, visto che un altro bando, stavolta quello relativo agli aiuti alle famiglie relativi a campus estivi, associazioni sportive e materiale scolastico, aveva distribuito solo due terzi dei 180mila euro messi sul piatto. Quei 60mila euro eccedenti erano stati dati tra scuola, Caritas e altre realtà del paese, ma per quanto riguarda i fondi per le aziende si è ritenuto opportuno rimettere a disposizione una somma di 100mila euro. Il nuovo bando. Questa volta la cifra massima percepibile dai richiedenti sarà più alta, ben 3mila euro.
Il contributo sarà calcolato tramite una quota fissa e una variabile, che dipenderà da un coefficiente riferito alla percentuale di riduzione del fatturato del 2020 rispetto al 2019 (ebbene sì, perché si tratta ancora di contributi relativi alla prima e alla seconda ondata).
Destinatarie saranno le società capriolesi che operano nella ristorazione, come bar, gelaterie, ristoranti, pizzerie e agriturismi, esercizi di vicinato non alimentari, ambulanti, alberghi e simili, poi parrucchieri, saloni di bellezza, tatuatori e palestre, oltre alle attività di piccolo artigianato e riparazione. Sperando che stavolta, magari aiutati dalle cifre più appetitose, i fondi vengano tutti utilizzati per le finalità per cui il Governo li aveva trasferiti al Comune.
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