Pisogne: Val Palot verso la chiusura

Un desolante deserto di ghiaccio (che poi non c'è): niente neve, nessun privato interessato a dare nuove speranza al comprensorio. E la spa che gestisce gli impianti della Val Palot si avvia verso la liquidazione.
Attenzione, la stagione invernale non corre pericoli, certo, ammesso che clima e temperature si allineino al calendario, che recita 9 dicembre. Resta il rammarico per un altro tassello fuori posto nello sconnesso mosaico delle stazioni sciistiche bresciane. Se si esclude il «Grande sogno» altocamuno, è un continuo rincorrere la stabilità, la sicurezza. Magari sotto forma di «salvatore privato».
Questo non è accaduto nel carosello pisognese, pronto ad ammainare la bandiera. «Dopo due aste andate deserte - conferma il sindaco di Pisogne Oscar Panigada -, credo non ci sia nulla da fare. Nonostante le voci di qualche privato interessato, siamo rimasti senza opzioni. Il 19 dicembre (giorno fissato per l'assemblea dei soci, ndr) non resterà altro da fare se non mettere la società in liquidazione. Eppure il debito da accollarsi non è enorme: si parla di circa 800mila euro, oltre alla necessità di fornire garanzie per l'attività della stazione sciistica».
I fantasmi dei soci possibili, a dirla tutta, erano qualcosa di concreto. Almeno in un caso. Certo, Panigada tiene a precisare come «nessuno abbia mai contattato in modo ufficiale il Comune». Ma non è nemmeno lecito parlare di segreto, quando si dice che due imprenditori camuni sembravano pronti a mettersi in gioco. Dapprima è circolato il nome di Facchinetti, leader della IseoSerrature, ma l'ipotesi è tramontata. Poi non è Panigada a fare il nome di Carlo Gervasoni (uomo della Provvidenza per Montecampione), ma non cade dalle nuvole quando lo sente pronunciare:
«Personalmente - spiega - non l'ho mai incontrato, né si è rivolto a qualcuno in Municipio. So che è stato avvicinato, per sondare il terreno». Un «carotaggio delle intenzioni» che avrebbe visto Gervasoni dettare delle condizioni: la realizzazione del collegamento Val Palot-Montecampione. «Se così fosse - nicchia Panigada - sarebbe una proposta fuori tempo massimo: non ci sono le condizioni economiche e ambientali per una simile operazione. Anche tralasciando le implicazioni sul piano ecologico, come giustificherei ai miei cittadini investimenti per milioni, specie ora che la Provincia pare prossima a essere smantellata?»
Panigada non nasconde una certa amarezza, forse figlia di qualche illusione («mi aspettavo che qualcuno si sarebbe accollato l'impresa di risollevare la Val Palot»), ma anche di prospettive nebulose. Mentre un altro piccolo pezzo di storia dello sci bresciano si appresta a chiudere bottega, il sindaco prova a capire dove si è sbagliato. «La nostra realtà offre buone prospettive per lo sci - conclude Panigada -, ma non è abbastanza. Serve qualcosa di nuovo, di diverso, per sfruttarne appieno le potenzialità. Uno sforzo collettivo potrebbe facilitare il rilancio di questa zona, delle sue bellezze».
Il canto del cigno, però, pare inevitabile. E se restare in piedi di fronte ai colpi della crisi è già difficile, rialzarsi richiederà ancora più energie.
Rosario Rampulla
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