Omicidio di Cologne, il figlio dell'indagato: «L'ho visto martedì, non ho notato nulla»

Non c’è rabbia. Nemmeno paura o profonda disperazione. Non c’è nulla di tutto questo. Almeno, non guardandolo negli occhi. Lo sguardo è più che altro perplesso, confuso, sicuramente incredulo. È lo sguardo di chi ha appreso soltanto poche ora prima una notizia troppo sconvolgente per essere vera: la notizia del proprio padre, in stato di fermo in carcere, indagato per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla distruzione di cadavere e dalla detenzione illegale di armi.
Il primogenito di Cristiano Mossali, impegnato come tutti i giorni al lavoro, ha preferito non dire nulla, «perché al momento ci sono ancora in corso le indagini». Non ha voluto entrare nel merito e non ha nemmeno preso a spada tratta le difese del padre, accusato dell’efferato omicidio di Nexhat Rama, il kosovaro ritrovato carbonizzato nell’auto in fiamme lunedì pomeriggio nella campagna di Cologne.
Non ha voluto parlare, ma qualcosa alla fine l’ha detta, perché l’ultima volta che ha visto suo padre è stata martedì, il giorno dopo il macabro ritrovamento da parte dei Vigili del fuoco di Palazzolo. «Sono andato in officina per un problema all’auto - ha spiegato -. Ho notato qualcosa di strano? No, assolutamente no». E alla domanda sui presunti problemi economici del padre, non ha risposto. O meglio, si è limitato a dire «non so nulla». «Non vivo più con mio padre, ho appreso la notizia soltanto giovedì sera e poi l’ho letta sui giornali - ha spiegato il ragazzo, che lavora insieme alla madre, ex moglie di Mossali -. Fino a quel momento non ho saputo nulla, anche perché io in questi giorni non sono stato nemmeno sentito dai carabinieri».
Quello che inizialmente sembrava un omicidio legato a questioni di droga o in qualche modo ad ambienti criminali, si è rivelato qualcosa di decisamente diverso. Sicuramente lo è per i cittadini di San Pancrazio che venerdì si sono svegliati con questa terribile notizia. Una notizia che ha sconvolto in modo particolare i vicini e le persone che lavorano nei pressi dell’officina di Mossali. Per gli inquirenti l’omicidio sarebbe avvenuto proprio all’interno dell’azienda di via Milano. Ma è una tragedia che, oltre ad aver travolto la famiglia della vittima (abitava da poco a Capriolo e ha un fratello che vive a Rovato), ha sconvolto i cari del meccanico, che in questo momento, in attesa di sviluppi nelle indagini, stanno vivendo un momento spaventoso.
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