Lui la picchia, lei lo scagiona ma la suocera lo accusa

L'episodio risale a luglio 2021 a Rovato: la donna è stata anche minacciata per non farla testimoniare al processo
Il Palazzo di Giustizia di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Il Palazzo di Giustizia di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
AA

Lui 25 anni, già ai domiciliari per estorsione, la picchia. Lei, 21enne e madre di una bambina di un anno e mezzo, nega davanti alle forze dell'ordine testimoni della parte finale dell'aggressione e racconta di essere stata colpita da un ladro in fuga e non dal compagno. Che per altro aveva già denunciato altre due volte ritirando poi puntualmente sempre la querela.

Entrambi i fidanzati finiscono a processo; uno con l'accusa di maltrattamenti e l'altra per falsa testimonianza e finta denuncia oltre che come parte offesa dei maltrattamenti. E in aula non sono mancati i momenti di tensione.

In mezzo a questa coppia di origini tunisine, c'è la madre della ragazza, che in fase di indagine si rifiuta di parlare con gli inquirenti: «Perchè ho paura» dice. Poi però prende coraggio e decide di raccontare la verità sui presunti rapporti segnati da botte e insulti, tra la figlia e il compagno della ragazza. La data spartiacque è quella del 21 luglio di un anno fa, quando i due ragazzi vengono alle mani, prima in casa e poi in strada.

Siamo a Rovato e quando intervengono i carabinieri, la ragazza ha un occhio gonfio e il labbro tumefatto, mentre il fidanzato perde sangue da un braccio per essersi, si scoprirà dopo, procurato da solo una ferita tagliandosi con i cocci di un bottiglia. Sarà arrestato per evasione dai domiciliari e maltrattamenti e finisce in carcere dove si trova ancora oggi. Da quella sera il caso di cronaca diventa caso di famiglia.

Con il coinvolgimento anche della figlia di un anno e mezzo della coppia che a febbraio viene portata in Tunisia dalla madre che, su invito dal carcere del compagno, la lascia ai suoceri per evitare il provvedimento del tribunale dei minori che colloca la bambina dai servizi sociali e dalla nonna materna. In Italia però la bimba non è più tornata.

E lo scorso 27 marzo la madre e il fratello della ragazza sono andati dai carabinieri: «Siamo stati minacciati di morte. Il compagno di mia figlia e la sua famiglia ci hanno detto: "O al processo dite che a picchiare la ragazza è stato un ladro o altrimenti finisce male". Io non dormo più la notte perché ho paura dopo che hanno minacciato di morte anche mio figlio che con le sue parole ha contribuito a mandare in carcere il compagno di mia figlia».

E nel corso della prima udienza la donna, protetta da un separé per evitare lo sguardo di figlia e genero, non è indietreggiata. «Quella sera lui l'ha picchiata, lei chiedeva aiuto. Non c'era nessun ladro in casa e altre volte l'aveva maltrattata» sono le parole della testimone. Che fanno scattare la figlia. «Non è vero nulla» replica la ragazza. E il giudice la allontana dall'aula. Dove tornerà il prossimo 3 maggio per la nuova udienza.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia