L’eredità di Christo: «Il nostro territorio è l'arte che resta»

Stesso posto, stesso caldo ma senza la passerella I sindaci hanno le idee chiare sul futuro del lago
  • Floating Piers, un anno dopo con i sindaci
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    Floating Piers, un anno dopo con i sindaci
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Stesso posto, stesso caldo. Stessa acqua verdeblu all’imbarcadero di Sulzano; stesse torride temperature che ti sciolgono i piedi dentro le scarpe. Christo è ovunque, ma non sull’acqua.

Un anno dopo The Floating Piers, le tracce della passerella restano nelle reti giallo dalia che, a Monte Isola, si estendono per ottocento metri a fiancheggiare il lago; e sono nelle centinaia di rose di carta che la Giusi si è messa in testa di creare, per addobbare i dintorni. Non gliel’hanno chiesto, ma lei si è offerta lo stesso ed è stato un grande regalo. Qui nessuno sta con le mani in mano: c’è da fare per tutti nei giorni della grande festa indetta per commemorare l’Evento. Quello con la «E», maiuscola, che dodici mesi fa ha riversato sul Sebino qualcosa come un milione e duecentomila visitatori, tutti concentrati in tre settimane. Un miracolo irripetibile, che ha lasciato una traccia certamente indelebile sulla terraferma e sull’isola.

Ce lo confermano i sindaci Paola Pezzotti e Fiorello Turla, due fra i protagonisti assoluti dell’impresa Christo.

«Mi manca The Floating Piers? Forse no - scherza lei, che è a capo del Municipio di Sulzano - . Mi mancano alcune emozioni, ma la verità è che mi piacerebbe riaverlo qui per viverlo da spettatrice, senza tensioni. Godermi la passerella davvero, anche solo per un’ora». «Sapete - chiede invece Turla - cosa rimpiango di più? Poter tornare a casa a piedi. L’anno scorso attraversavo il lago anche quattro volte al giorno. Volevo togliermi lo sfizio di farlo senza guardare l’orario del traghetto. È stato così per tanti montisolani, soprattutto anziani. Attraversavano a piedi e dicevano: adès pöde mörer. Una cosa incredibile».

Oggi la passerella non c’è più e tocca pigliare il traghetto, ma ad ogni modo qualcosa è rimasto di quei giorni che stanno scritti nella storia dell’arte. «Rimangono i turisti - conferma Turla -, che continuano a tornare grazie al passaparola. Moltissimi sono stranieri e altrettanti sono già stati qui, e si sono innamorati del luogo». Non solo. «Qui a Sulzano - aggiunge il sindaco Pezzotti - abbiamo sperimentato un cambio di coscienza. Abbiamo tutti capito, sia noi amministratori che i privati, che è necessario investire sull’accoglienza e migliorare i servizi: per questo abbiamo aperto un ufficio turistico con personale qualificato e siamo pronti col progetto del parcheggio. Abbiamo compreso che dobbiamo mantenere la nostra identità, ma allo stesso tempo fornire servizi da località turistica».

Non solo. L’eredità di Christo sta anche in un rinnovato senso di collaborazione e cooperazione, che sfocia in un sentimento di cameratismo produttivo. «Abbiamo capito - prosegue Paola Pezzotti - quanto è importante valorizzarci a vicenda e supportarci l’un l’altro. Un tempo era diffusa la convinzione che Monte Isola fosse un peso per Sulzano, perché i turisti usavano la nostra cittadina come parcheggio e deposito di rifiuti. Io non la vedo così. Monte Isola è una risorsa e sta a noi invitare i visitatori a fermarsi anche qui.

Sta a al territorio spingere i turisti ad utilizzare mezzi alternativi o spingersi fino a Marone o in Val Camonica. The Floating Piers è stato un volano importante, ma ora è nostra responsabilità far vivere tutto il sistema». È questo un concetto fondamentale anche per Turla, che a Monte Isola sta spingendo sull’acceleratore dell’ospitalità, soprattutto negli appartamenti sfitti: «Christo ci ha portato il turismo, ma adesso sta a noi convincere i visitatori a fermarsi qualche giorno e non fare una tappa mordi e fuggi. Fra il Sebino, la Franciacorta e la Valcamonica le distanze sono limitate, dobbiamo essere in grado di promuoverci».

Fa strano, un anno dopo, passeggiare fra il Municipio e l’imbarcadero di Sulzano senza dover fare lo slalom fra migliaia di visitatori in attesa. C’è un’atmosfera vivace e operosa, ma pervasa da una quiete che ristora, nonostante l’afa. Gli anziani ciabattano fuori dai cortili e chiacchierano in riva al lago; e all’ora dell’aperitivo i piccoli bar all’ombra radunano chiacchiere e bicchieri che tintinnano. «Christo - ammette Paola - mi ha insegnato un modo nuovo di amministrare. Mi ha insegnato che investire nella cultura genera un indotto economico e sociale. E per questo lo ringrazio».

Una domanda è spontanea, per quanto forse banale. Un evento così è ripetibile? La risposta è all’unisono. «Non lo è e non deve. Il giallo dalia della passerella rimane oggi nelle reti esposte, quelle reti che sono essenza del nostro artigianato. Questa, insieme alle peculiarità del nostro territorio, è la forma d’arte che ci caratterizza. I nostri tesori, la nostra acqua, i naècc, le sardine, il salame sono le nostre tipicità. The Floating Piers è stato il trampolino: ora dobbiamo valorizzare la nostra opera immortale».

Agli approfondimenti su queste e altre curiosità il nostro dedica una apposita sezione «FloatingPiers, un anno dopo» con ricordi, immagini, video e la registrazioni integrali delle varie giornate. I lettori, anche oggi, potranno condividere su Zoom le loro foto-ricordo migliori targate The Floating Piers.

 

 

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