Il sindaco invita a votare Lega: il caso Adro ora finisce a Roma

La premessa è d’obbligo: al momento, il danno erariale non c’è. A constatarlo, ricevuta alla mano, sono stati i funzionari della Prefettura di Brescia, ai quali Paolo Rosa ha mostrato lo scontrino della tipografia che avrebbe pagato di tasca sua.
Ma di violazione delle norme sì, si può parlare. Il fatto: il sindaco di Adro, nei giorni scorsi, ha recapitato nelle cassette postali dei cittadini una lettera su carta intestata del Comune (con logo, timbro e firma) nella quale li invitava a votare Lega e suggeriva di dirottare le preferenze a due candidati in particolare: Davide Caparini e Francesca Ceruti, rispettivamente assessore e consigliere regionale uscente, entrambi del partito di Matteo Salvini. La propaganda elettorale «vestita» del timbro istituzionale non è passata inosservata, anzi. Già nella giornata di sabato il tam tam si è trasformato in clamore.
Al punto che, in serata, la Prefettura ha recapitato sia al comandante della Polizia locale di Adro sia al sindaco una richiesta di chiarimento urgente, convocando Rosa in Broletto. E lui si è presentato poco prima delle 10 di ieri. In riunione. Al momento dell’incontro, gli esposti che segnalavano l’accaduto (censurandolo e reclamando un intervento deciso) erano già saliti a quattro, tutti da parte di esponenti politici di diverso orientamento.
«La circostanza non avrebbe alcun rilievo se non fosse stata effettuata con protocollo, timbro e carta intestata del Comune, contravvenendo all’imparzialità e alla neutralità che le istituzioni devono garantire, non solo ma soprattutto, durante i passaggi elettorali» scrive l’on. Gian Antonio Girelli, chiedendo al prefetto, Maria Rosaria Laganà, di «valutare le azioni da intraprendere» vista «l’indubbia gravità». Detto, fatto: durante la riunione - e dopo che i funzionari si sono interfacciati con il Ministero - al sindaco «è stato intimato di interrompere immediatamente l’invio di materiale di propaganda elettorale», perché la diffusione di quella lettera rappresenta «una chiara violazione della norma». Superato un primo momento di stupore, Paolo Rosa non avrebbe opposto rilievi.
I risvolti
Caso archiviato dunque? Non proprio. L’affaire Adro è infatti destinato ad entrare in parlamento. Nel pomeriggio di ieri, l’on. Girelli ha depositato alla Camera un’interrogazione rivolta al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: «Rosa non è nuovo a simili prodezze» recita il testo protocollato, nel quale si ricorda l’analogo storytelling del 2018. Girelli evidenzia come, allora come oggi, non sia stato rispettato l’articolo 97 della Costituzione, dove si chiarisce che l’operato della pubblica amministrazione dev’essere improntato «al principio dell’imparzialità». Di qui, la richiesta al ministro: «Intervenire con urgenza per ripristinare la legalità, verificando se non si configuri, oltre alle altre violazioni, anche l’ipotesi di danno erariale».
Considerando che gli esposti recapitati alla Prefettura sono stati quattro, quella depositata da Girelli rischia di non restare a lungo l’unica interrogazione che il ministro si troverà a dover gestire. La seconda la incontrerà, ad esempio, a Palazzo Madama: il senatore Alfredo Bazoli, infatti, aveva già annunciato che la sua indignazione non sarebbe rimasta lettera morta.
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