Il geometra che fa spuntare dagli archivi un... omicidio

Il passato... noir di Rovato riportato a galla da un giovane geometra, appassionato di storia e di ricerche d’archivio. Così il 28enne Alberto Fossadri, cresciuto a Duomo di Rovato, ha tolto la polvere della storia a uno dei casi di cronaca nera che sconvolsero l’Ovest Bresciano alla vigilia della Prima guerra mondiale: la «strage del Galufero», dal nome della cascina nella campagna rovatese in cui - era l’ottobre 1913 - un’intera famiglia fu distrutta dalla rabbia del 49enne Giuseppe Massetti.
«La storia dei Massetti - dice Fossadri - gira ancora nei racconti orali degli anziani del Duomo. L’ho sentita così tante volte che ho deciso di vedere cosa ci fosse di vero». Sfruttando l’esperienza lavorativa tra catasti e uffici tecnici, Fossadri è partito dall’archivio parrocchiale di Duomo, passando poi ad altre fonti orali e storiche, fino «ad avere conferma - aggiunge - di quanto raccontavano gli anziani di Duomo attraverso i giornali bresciani dell’epoca, che ho potuto consultare all’emeroteca della Queriniana». È passato più di un secolo, ma la cronaca sembra - purtroppo - quella di un delitto di oggi, mescolata a una poesia in note di un cantastorie come Fabrizio De Andrè.
Una storia che sembra un film, seppur dell’orrore, con tanto di prequel a fine Ottocento: il femminicidio dell’allora fidanzata Giulia Cantaplini, una 17enne di frazione Sant’Anna, massacrata con 24 colpi di roncola perché «colpevole» di non avere aspettato il ritorno di Massetti, andato - come tanti, all’epoca, in Franciacorta - a cercare fortuna in America. I fatti. Dopo 27 anni di carcere la grazia, richiesta dai familiari. Un astio antico, rinfocolato da questioni d’eredità, e il 17 ottobre del 1913 la seconda strage, con la morte a colpi di pistola e coltello del padre Vittorio, del fratello Francesco, delle cognate Lucia Serra e Lucia Cavalli. La fuga di Giuseppe Massetti terrorizzò tutto l’Oglio, fino al gesto estremo, in un casolare di Cividino, quando ormai si sentiva braccato dai carabinieri. Una storia passata che torna oggi nella memoria della Franciacorta. Nella speranza che stavolta - e davvero - la storia possa essere «magistra vitae», evitando di rivivere l’orrore.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato