Foibe, insulti al sindaco di Provaglio sul muro del monastero

La scritta offensiva è comparsa nella serata di venerdì 17 febbraio, mentre all’interno era in corso una conferenza
La scritta fuori dal monastero di San Pietro in Lamosa a Provaglio d'Iseo - © www.giornaledibrescia.it
La scritta fuori dal monastero di San Pietro in Lamosa a Provaglio d'Iseo - © www.giornaledibrescia.it
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Mentre nell’auditorium del monastero di San Pietro in Lamosa, a Provaglio d’Iseo, la sera di venerdì 17 febbraio era in corso una conferenza sulle foibe, il muro esterno veniva imbrattato con la frase «Sindaco comunista infoibatore». Il primo cittadino Vincenzo Simonini ieri ha sporto denuncia e richiesto i filmati delle telecamere di sicurezza che sorvegliano la zona; inoltre ha dato incarico ai dipendenti comunali di cancellare la scritta.

«Pensavo - commenta Simonini - che gesti deplorevoli come sfregiare un bene architettonico quale è il monastero fossero azioni appartenenti ad un modus operandi di parecchi anni fa e non dell’era della comunicazione social. Condanno con fermezza questo gesto offensivo, irrispettoso non solo della mia persona ma soprattutto delle tante persone che amano la democrazia e la libertà. Ringrazio tutti i cittadini e le cittadine che stanno manifestando solidarietà nei miei confronti e in modo particolare l’Anpi sezione Enrico Turla di Provaglio che in collaborazione con l’assessorato alla cultura ha organizzato la serata di formazione e analisi storica ricca di spunti e riflessioni scientificamente documentati. Invito tutti ancora una volta a non lasciarsi distrarre dagli slogan e a schierarsi contro chi prova con ogni mezzo a minare la memoria condivisa».

Osserva Paolo Cittadini, presidente della sezione Anpi: «Venerdì sera il ricercatore Federico Tenca Montini, membro del progetto Erc Open Borders presso il Centro di ricerche scientifiche di Capodistria, ha ricostruito la complessa vicenda del confine orientale, della tragedia di tutte le vittime delle foibe, nonché dell’esodo degli istriani, fiumani e dalmati, proprio come recita testualmente la legge istitutiva del Giorno del Ricordo, la quale impegna le istituzioni e gli enti ad organizzare incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Evidentemente all’autore o agli autori della scritta ingiuriosa tutto ciò non interessa, preferendo grossolane e strumentali conclusioni al puntuale vaglio dei fatti e allo studio della storia».

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