«Andicapàt»: la canzone satirica contro i pietismi e inno di inclusione

Piergiorgio Cinelli mette in versi e musica la ribellione di Mattia Inverardi di Rodengo Saiano: «Io non sono la mia malattia»
Andicapàt - Piergiorgio Cinelli e Mattia «Hippomatto» Inverardi
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«Un tipetto esagitato anche se un po’ incriccato». Sono i primi versi (in dialetto) cantati da Piergiorgio Cinelli nel suo nuovo pezzo «Andicapàt», figlio della collaborazione tra il cantautore e Mattia «Hippomatto» Inverardi (senza dimenticare la collaborazione musicale di Michele «Poncio» Belleri), un inno alla «normalizzazione» della disabilità e alla lotta ai pietismi di sorta.

Non sono la mia malattia

Inverardi è affetto da distrofia muscolare Duchenne, ma questo non gli sta impedendo di mettere a frutto la sua poliedrica creatività, tra scrittura, yoga, passione per le moto e desiderio di affrontare di petto le proprie battaglie (come nella difesa dell’Ortoparco di Rodengo Saiano qualche anno fa, quando sembrava che potesse essere dismesso), da «storpio diseducato» come ama definirsi durante le sue sortite più tranchant: «Ho una disabilità, questo è, ma non sono la mia malattia - spiega il 33enne -. Porto con me un nome, una storia e soprattutto una personalità, con tutto ciò che ne consegue».

La personalità di Inverardi, emerge così nella canzone scritta a quattro mani con Cinelli: «Può capitare di fare incontri arricchenti e piacevolmente costruttivi, come quest’ultima avventura - prosegue Mattia -. Un’opera satirica costruita sulla mia persona e ciò che ne comporta, grazie alla dedizione artistica del cantore dialettale Piergiorgio Cinelli col contributo musicale del “Poncio” Belleri. Esagitato, secondo l’animo mio, scaturisce la nomina di “storpio diseducato” che segue a firma esclusiva di personali esternazioni o sortite artistiche. Sfumature caratteriali sulle quali verte il contenuto del brano».

Barriere mentali

Una voglia di vivere senza riserve, che si muove tra divertimento, qualche buon bicchiere di vino e impegno sociale, in perfetto bilanciamento, con la convinzione che le barriere si possano abbattere solo scardinando quel già citato pietismo che ad Inverardi non va giù: «Le barriere mentali non si abbattono a giorni alterni, bensì attimo per attimo. Non esisto solamente durante la giornata «a noi» dedicata. Ci viene poi affibbiato a cadenza temporale un nuovo appellativo linguistico per un accomodamento etico: invalido, inabile, diversamente abile, persona con bisogno speciale. Essenzialmente forme lessicali che ampliano quella forma di pietismo funzionale.

Necessario sarebbe invece consapevolizzare realmente le nostre comunità a fragilità e diversità, implementando così una coscienza civica più attenta e solidale. Includere sempre più per il regredire di sguardi sbigottiti o carezze sulla testa. Anche per quanto espresso è sorta l’esigenza di canalizzare emarginazione e disagio nella stesura di un brano musicale dal forte impatto morale in grado di trasmettere una riflessione in merito». Il brano (con video girato alla cascina La Benedetta di Rodengo e con la partecipazione di tanti amici di Mattia, come Diego Bazoli) è su YouTube.

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