Alla Feltri un «mezzo miracolo», dopo il rogo ripartono i telai

Il 22 aprile l’incendio che faceva presagire il peggio, ma grazie all’impegno di tutti l'azienda si sta riattivando
L’attività è ripartita su alcuni macchinari per venti operai - © www.giornaledibrescia.it
L’attività è ripartita su alcuni macchinari per venti operai - © www.giornaledibrescia.it
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La notizia è di quelle da stappare una magnum di champagne. Coinvolge centinaia di persone, non solo a Marone ma soprattutto a Marone, e la stabilità del sistema sociale ben oltre il lago d’Iseo. Poco più di due mesi fa, quando il 22 aprile l’azienda Feltri è stata divorata dalle fiamme, il timore che potesse chiudere era molto diffuso. Si diceva che per ripartire ci sarebbe voluto un «mezzo miracolo», e le lacrime che avevamo visto rigare molti visi ne erano una testimonianza. Ora la prima parte di quel mezzo miracolo si è compiuta.

Ieri mattina alle 8, con il primo turno di lavoro, le macchine del reparto tessitura si sono riaccese, solo 69 giorni dopo la grande disgrazia. A rendere possibile l’impresa sono state la vision del presidente Paolo Franchi, la volontà dei dipendenti, la perizia negli interventi sul disastro di Belfor, Prandelli demolizioni e Abeni costruzioni, e le conoscenze progettuali della Viola Associates. Certo, quello di ieri era solo un test. Alcune macchine sono delicate e vanno regolate nuovamente a puntino. Non è poco sapere però che ha coinvolto almeno una ventina di operai e - come spiega l’ingegnere civile e nucleare, nonché architetto, Fabrizio Viola - «se le lavorazioni saranno buone verranno già messe in vendita».

«La tessitura è la parte più ampia dello stabilimento - continua il progettista - l’ambiente dove ci sono le macchine più grandi e costose. L’incendio aveva compromesso 7.600 metri quadri di fabbrica, quindi demolita, mentre altri 7.000 metri si erano parzialmente salvati consentendo interventi di bonifica». E adesso? «Partiremo con la progettazione dettagliata - precisa l’ingegner Viola -. La fabbrica è da rivedere in chiave moderna, con un occhio di riguardo all’antisismica e alla logistica. Il tempo d’intervento previsto è di 18 mesi. Nel frattempo la proprietà sta avviando un fabbrica temporanea a Costa Volpino, dove si faranno le lavorazioni non ancora possibili a Marone. Tra un anno e mezzo dovrebbe essere tutto di nuovo in capo a Feltri Marone». Un risultato a cui pochissimi credevano.

 

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