Addio allo Stallone di Adro: sul Monte Alto potrebbe arrivare un vigneto

Lo storico gestore, Michele Parzani, ha detto basta dopo 30 anni: «Spero che questa zona venga tutelata»
Lo Stallone di Adro sul Monte Alto - Foto © www.giornaledibrescia.it
Lo Stallone di Adro sul Monte Alto - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Lo Stallone di Adro dice addio, anzitempo, al suo custode trentennale. Pochi giorni fa - un anno in anticipo rispetto alla scadenza naturale del contratto - Michele Parzani ha lasciato gli oltre 10 ettari di terreno sul Monte Alto, una cascina in mezzo ai prati e a un grande bosco, meta quotidiana di passeggiate da parte di residenti ed escursionisti. La proprietà dell’area ha deciso di concludere il contratto con Parzani, anche a seguito di una conciliazione tra le parti che ha evitato ulteriori strascichi. «Il contratto - spiega Parzani - sarebbe scaduto tra dodici mesi, non avrebbe avuto senso ingaggiare una battaglia legale. Certo, non è quello che avrei voluto».

Con lui anche i tremila sottoscrittori della petizione che, un paio di anni fa, aveva ritardato la fine della sua esperienza «non da semplice affittuario - spiega - quanto più da custode di un angolo ormai unico della Franciacorta. Nella mia cucina entrava chiunque, la porta era costantemente aperta. Anche prati e boschi sono sempre rimasti, come da tradizione popolare, uno spazio libero per fare quattro passi o un pic nic, nel rispetto della natura. Vivere qui è sempre stato un piacere e un sacrificio, perché non arriva l’elettricità o l’acqua corrente, ma la libertà che si respira allo Stallone è impagabile».

Il futuro

Ora la zona potrebbe diventare - le trattative, in tal senso sono già avviate da tempo - un vigneto, vista la fame di terreni per il Franciacorta, soprattutto in quota. I 500 metri d’altitudine dello Stallone, fino a qualche anno fa, non sarebbero stati così appetibili, ma il cambiamento climatico - con temperature sempre più elevate in bassa collina - ha portato un deciso cambio di rotta in tal senso. Casi analoghi, infatti, sono già andati in porto tra Corte Franca, Clusane, Capriolo e sul Monte Orfano, con Cologne, Coccaglio e Rovato.

«Mi dispiace - aggiunge Parzani - che si perda un pezzo di natura a disposizione di tutti in favore della frenesia vitivinicola che sta colpendo la Franciacorta e nonostante la mobilitazione popolare con tremila firme che confidava di potere salvaguardare prati storici e zone boschive».

Ora Parzani è tornato ad abitare in paese. Da qui, ci vogliono circa tre quarti d’ora di buona lena per arrivare alla cascina dello Stallone, ultima tappa prima della Croce che, a 650 metri d’altitudine, corona il Monte Alto, abbracciando con lo sguardo il lago d’Iseo. Proprio qui guarda, ora Parzani, con occhio preoccupato: «Il mio timore è che anche il resto della collina possa finire come lo Stallone. Catastalmente, ci sono infatti delle incongruenze tra la presenza secolare del bosco ceduo in aree ufficialmente considerate non piantumate. Spero che il Comune vi metta mano e - nel caso - chieda delle perizie ad hoc, dato il vincolo idrogeologico e considerato che proprio il cambiamento climatico ci mostra ogni giorno situazioni potenzialmente molto pericolose, anche per l'uomo». 

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