Addio a Fabio, scomparso nel giorno del suo 24esimo compleanno

L'atleta è morto sabato sera, mentre stava finendo il trail running Uno in notturna di Monticelli Brusati. Inutile il ricovero ad Ome
CORDOGLIO PER FABIO PEDRETTI
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Il traguardo era lì, ai suoi piedi. Aveva da poco scollinato la penultima salita, la più dura dell’Uno di Monticelli, quella che si inerpica alle spalle di villa Baiana, lungo una striscia di fango. Stava scendendo a valle. Doveva coprire ancora un centinaio di metri di dislivello dei 1.300 totali. Aveva già corso più di 22 dei 27 chilometri previsti dal trail in notturna che sabato ha visto impegnati poco meno di 500 runner. E l’aveva fatto alla grande. Era tra i primi e già immaginava di festeggiare il suo 24esimo compleanno con una prestazione da circoletto rosso, da incorniciare.

All’improvviso, poco dopo le 20, a poco più di due ore dalla partenza, il buio. La pila frontale che gli aveva fatto strada fino a lì tra le tenebre dei boschi che incorniciano la Franciacorta si schianta al suolo. E lui appresso. Il respiro, affannoso per la fatica, diventa rantolo. Gli occhi accesi sulle mille insidie del tracciato, sono girati all’indietro.

I primi a soccorrere Fabio Pedretti, atleta di Gardone Valtrompia in gara con i colori della New Athletics di Sulzano, sono stati i compagni di squadra. In attesa di trovare campo per chiamare aiuto, gli hanno praticato il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. A soccorrerlo tra i runner si è fermato anche un cardiologo, che ha smesso di correre per correre insieme a lui contro il tempo. Saranno minuti interminabili, contati dieci a dieci, scanditi dal ritmo delle mani sullo sterno e dall’eco delle sirene che partono da lontano e che in quel punto del bosco sembrano non arrivare mai. Dov’è Fabio i mezzi non possono salire: il sentiero è erto, scivoloso e stretto. La Panda 4X4 della Protezione civile si deve fermare due-trecento metri più sotto. L’ambulanza è ancora più lontana. È in sosta, pronta a ripartire, in cima a via Torre, ai piedi di Cà de Angeli. I soccorritori se la fanno tutta a piedi, con il defibrillatore e la barella. I loro sforzi sembrano premiati.

A Monticelli, al campo sportivo dov’è allestito l’arrivo della gara, le voci sulle prime nefaste, concedono uno spiraglio alla speranza sul finire della corsa. Mentre il 24enne vola in codice rosso all’ospedale di Ome c’è chi tra i concorrenti assicura di averlo visto in sé. Recuperato, è stato recuperato. Ma è una vittoria effimera. Fabio arriva in ospedale attorno alle 22, due ore dopo il malore. Il suo cuore - che ha ripreso a battere per qualche minuto - non regge al secondo black out. Questa volta non c’è possibilità di appello. La notizia della morte del giovane runner trova conferma attorno a mezzanotte e circola di cellulare in cellulare. Tutti si chiedono come e perché sia potuto succedere. La domanda è destinata a rimanere senza risposta.

Di certo c’è che Fabio Pedretti era un atleta giovane, allenato, preparato allo sforzo e in possesso di un regolare certificato medico di idoneità alla pratica agonistica. Il che, possibilmente, non fa che accrescere lo sgomento dei tantissimi amici che con lui condividono la passione per lo sport di fatica, la montagna, la corsa; ma anche di tutti coloro che sabato sera erano in gara con lui, sugli stessi sentieri. «Purtroppo non ce l’ha fatta a vincere la gara più importante. Purtroppo il destino, per lui, aveva già deciso» si legge sul profilo Facebook della sua società, la New Athletics di Sulzano. «Sgomenti, increduli e affranti di fronte alle tragedie inspiegabili della vita» commentano via social anche gli organizzatori della manifestazione, mentre una dedica, via Instagram arriva dal vincitore della gara, amico di Fabio, compagno di avventure e allenamento. «Avrei voluto festeggiare con te la vittoria. Prima di partire mi avevi gridato: "oh Beppe mi raccomando, oggi voglio il regalo". Ora vorrei solo dirti che ce l’ho fatta, ho vinto e io questa vittoria la voglio dedicare a te. Mi darai la forza per spaccare il mondo, quella che tu avevi dentro» scrive Beppe Pedretti l’indomani una vittoria da cancellare. Insieme a tutto il resto.

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