Ricomincia la scuola: 150mila studenti bresciani pronti a tornare in classe
Il 12 settembre è un grande classico in Lombardia. O quasi. La data scelta dalla Regione per l’apertura delle scuole non è infatti un diktat a senso unico. L’autonomia prevede che esistano cinque giorni variabili di chiusura, in cui ogni realtà sceglie come meglio far girare la «giostra» dei ponti, avendo facoltà di anticipare il gran debutto: le campanelle non suoneranno all’unisono. E quindi per migliaia di bambini e ragazzi in provincia di Brescia quello di oggi è il vero primo giorno di scuola. Ma tra oggi e domani torneranno tra banchi e cattedre tutti gli oltre 150mila studenti e 15mila insegnanti.
Fischio d’inizio
Trepidazione, zaini leggeri, abbracci agli amici del cuore e nuove conoscenze si incrociano dunque già questa mattina - tra le 8 e le 9 il fischio d’inizio - per un drappello di istituti comprensivi, dall’Ic Centro 3 che comprende le elementari Calini e Manzoni e le medie Mompiani al gruppo di primarie e secondarie di Botticino.
L’anno 2023/2024 si apre nel segno del «miglioramento dei dati delle nomine», come rileva il direttore dell’Ufficio scolastico territoriale Giuseppe Bonelli. Erano state registrate 400-450 rinunce su circa 3.500 assegnazioni dopo la prima tornata del 31 agosto: una data che è sbagliato chiamare «click day», come di recente viene ribattezzata ogni scadenza telematica, perché non c’è un’interazione con l’utente in quella fase.
Assegnazioni

«È l’Ust che procede con le assegnazioni sulla base dei posti liberi, tenendo conto delle preferenze espresse dai docenti, in base alle graduatorie». Con la seconda tornata di nomine, giovedì 7 settembre, è emerso «un ulteriore 15% di rinunce: anche se i numeri completi li avremo in queste ore». L’Ust provvederà giovedì 14 a un’ulteriore chiamata. E così via finché non esaurirà le graduatorie (o le cattedre). Solo da quel momento in poi saranno le scuole ad attingere da quelle d’istituto. E in qualche caso si arriverà alla Mad, messa a disposizione.
«Anche se un centinaio di posti potrebbe essere ancora vacante, la situazione è meno pesante dell’anno precedente perché si è passati da 600 rinunce iniziali a circa 400». Ma qual è la causa più importante del cambiamento? «Più immissioni in ruolo. E poi la graduatoria si è auto-pulita, perché trattandosi di procedura biennale chi era interessato a certe sedi ha potuto valutare le sue chance e ha compiuto scelte realistiche», rileva Bonelli.Sostegno
Alcune delle crepe del sistema dell’istruzione nazionale incombono proprio, tuttavia, sugli studenti che più avrebbero bisogno di aiuto dedicato e continuità: gli insegnanti che hanno l’abilitazione per il sostegno sono pochi e già in gran parte in ruolo. Gli altri sono in un’unica graduatoria indistinta: pochi quelli che accettano il posto in questo ambito. Ne mancheranno meno dell’anno scorso ma la criticità permane.
Per far funzionare ogni singola complessa macchina scolastica servono poi dei dirigenti dedicati ma ben 50 scuole su 143, quindi oltre un terzo del totale, sono guidate da reggenti con doppio incarico. Dove le situazioni più critiche? «Ad esempio Gargnano, Ponte di Legno e Bagolino, ma è oltre il 34% degli istituti a sopportare questa limitazione».
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