Presidi reggenti: un’eccezione che riguarda il 40% delle scuole

Nel mondo della scuola, che fonde mirabilmente le sinuosità della lingua italiana e le asperità della burocrazia pubblica, questa verrà ricordata come l’«era dei reggenti». In grammatica si usa definire reggente un elemento sintattico cui un altro si appoggia, rimanendone condizionato. Nell’ambito politico e amministrativo il termine si riferisce a chi esercita provvisoriamente funzioni altrui, al posto del titolare impedito o non ancora nominato.
Presidi e dirigenti dovrebbero essere tali per lassi di tempo contenuti, ma a giudicare dalla prassi attuale sembra che l’eccezionalità sia diventata norma. Anche in provincia di Brescia. E il numero di dirigenti con doppio incarico - che deve correre da una scuola all’altra - invece che diminuire è destinato addirittura a crescere: parliamo di ben 28 reggenti per le 143 realtà scolastiche bresciane. Va considerato che ogni incaricato in simili casi divide il suo tempo tra due poli diversi, con centinaia di docenti e migliaia di studenti: quindi 56 istituti su 143 oggi sono retti in questo modo. Si tratta quasi del 40% del totale.
Pensione «forzata»
Il caso più recente è quello di Gianluigi Cadei, che aveva aperto l’anno guidando di nuovo il Cpia di Chiari, trattenendosi oltre l’età pensionabile come accade in casi non isolati: scelta che permette a tante scuole di mantenere un preside dedicato. Le «riserve» sono esaurite da tempo: non ci sono nuovi dirigenti possibili, almeno finché non sarà bandito l’attesissimo concorso di settore. Se qualcuno lascia, scatta la reggenza.
Ebbene il dirigente era a capo di uno dei tre Centri provinciali per l’Istruzione degli Adulti, preziose realtà che si occupano della formazione dei «grandi» e dell’alfabetizzazione degli stranieri: uno si trova appunto a Chiari e copre Franciacorta e Valcamonica, un altro a Gavardo per la zona Valsabbia e Garda, il terzo a Brescia per l’area cittadina, Bassa e Valtrompia.
Ma per Cadei arriva ora uno stop improvviso analogo a quello che ha bloccato la strada di Angiolino Albini (44 anni di carriera alle spalle), che fino a pochi giorni fa guidava l’Istituto comprensivo di Borgo San Giacomo. Albini, che aveva iniziato l’anno scolastico con tutte le energie del caso, il 28 ottobre si è visto infatti recapitare una lettera dall’Ufficio scolastico regionale che lo destinava alla pensione in modo subitaneo.
Sia il sostituto di Albini che ora quello di Cadei - i quali avevano chiesto il trattenimento in servizio nonostante avessero raggiunto l’età pensionabile e avevano già cominciato a sobbarcarsi i vari impegni dell’anno in corso, dalla gestione dell’autonomia scolastica all’elaborazione dei progetti per il Pnrr - saranno per forza reggenti, perché come detto non possono scattare nomine piene.
Il provveditore
Gli snodi della vicenda sono spiegati dal dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia Giuseppe Bonelli: poco più di un mese fa «la Corte dei Conti ha risposto in modo negativo alla richiesta di trattenimento in pensione. Noi, seguendo la procedura amministrativa, abbiamo risposto ai rilievi motivando il perché della nostra decisione. Se la Corte dopo la risposta non accetta le controdeduzioni, tuttavia, non si può fare altro che accogliere la decisione. Ora dovrà essere formalizzato il pensionamento con decorrenza immediata anche per Cadei. Noi accettiamo nel pieno rispetto delle decisioni prese: resta il problema dell’aumento continuo delle scuole senza un dirigente titolare».
E ci permettiamo di aggiungere che questi doppi incarichi riguardano anche il livello apicale: il dirigente stesso dell’Ust di Brescia dopo circa sei anni di mandato - la cui scadenza naturale è a primavera 2024 - è stato di recente nominato a capo dell’organismo analogo di Como: una realtà amministrativa che, come nei casi delle province più piccole, porta con sé anche altri incarichi negli uffici centrali di Milano.
Il capo dell’ex provveditorato a Brescia si divide da settimane tra giornate lavorative in luoghi diversi: alcune all’Usr nel capoluogo lombardo, dove si occupa di Esami di Stato e altri dossier, altre alla guida delle scuole comasche, altre ancora in un ufficio vastissimo come quello bresciano, che governa le dinamiche scolastiche di ogni ordine e grado in un territorio di quasi un milione e trecentomila abitanti (il doppio di quello lariano).
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