Scuola

Precari in cattedra traditi dal «quizzone»: bocciato il 90%

Tra crocette e nozionismo record di respinti. In Lombardia senza ruolo oltre 62mila insegnanti
Il concorso viene svolto e corretto direttamente sul pc - © www.giornaledibrescia.it
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Bocciati per una crocetta. Ma il giorno dopo di nuovo in cattedra, a svolgere quel ruolo che, nella stragrande maggioranza dei casi, ricoprono da anni e che si sono guadagnati sul campo con la preparazione e l’esperienza. È l’ennesimo paradosso della scuola, che si sta consumando in queste settimane con le prove del concorso ordinario per titoli ed esami per la scuola secondaria di primo e secondo grado, che sta registrando per quanto riguarda le prove scritte un record di respinti: almeno l’80% dei docenti precari che hanno già sostenuto il famigerato «quizzone», se non il 90% in alcuni casi e per alcune materie.

Il concorso è su base regionale e, in Lombardia, sono state presentate 62.580 domande (430.585 in tutta Italia): per chi riesce a passarlo, si tratterà di andare a scegliere la provincia per l’assegnazione del posto in ruolo, già a partire dal prossimo 1° settembre. Il problema però è proprio come farcela a superare un test che, a detta degli interessati, si presenta come un guazzabuglio di quesiti nozionistici, talvolta ambigui, spesso poco o nulla attinenti alla disciplina che viene concretamente insegnata in classe se non, come denunciano in tanti, addirittura mal posti e fuorvianti.

La vicenda

Il concorso della discordia era stato bandito nell’aprile 2020 con lo scopo di conferire 26mila posti di ruolo, cioè con un contratto a tempo indeterminato, diventati in seguito 33mila. Poi, lo stop dovuto alla pandemia e la ripresa delle operazioni all’inizio di quest’anno. Un primo calendario di prove scritte (tra cui Inglese, Filosofia e storia, Italiano, Storia, Geografia nella scuola secondaria di I grado) prosegue fino al 13 aprile; dal 21 al 29 aprile, toccherà ad altre classi di concorso (come Francese, Materie letterarie negli istituti secondari di II grado, Discipline grafiche, pittoriche e scenografiche), mentre ancora non è stato calendarizzato l’ultimo blocco concernente le classi di concorso mancanti.

«Fermato a causa del Covid, il concorso è stato modificato a gennaio e ripartito a marzo - spiega Gregorio Musumeci, coordinatore provinciale della Gilda degli Insegnanti -. La prova scritta è stata sostituita con il quiz, introdotto per velocizzare la correzione da parte della commissione: 50 domande a risposta multipla da completare in 100 minuti».

La polemica

Gli esiti della prima tornata, però, sono sconcertanti: un boom di bocciati forse senza precedenti. «Le percentuali di superamento sono molto basse - conferma il sindacalista -, variabili a seconda della classe di concorso dal 16 al 18%, per altre salgono al 20 fino al 30%. Per la A022 (Italiano, storia, geografia) per esempio, ce l’hanno fatta 964 candidati su 6.711; per il sostegno, su 445 sono passati in 135, ma non bastano a coprire i posti disponibili, una parte dei quali rimarranno vacanti. Il Ministero chiede ai docenti di lavorare per competenze e invece il quizzone è basato tutto su una conoscenza di tipo mnemonico; una contraddizione. Prendiamo Italiano alle medie: si parte dai romani per arrivare alla guerra in Ucraina».

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«È un sistema ancora figlio dell’emergenza - commenta il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale, Giuseppe Bonelli -: fa capo al Decreto semplificazioni, che consente di fare selezioni in questa forma per ridurre il tempo di permanenza nelle aule. Di certo, la formula non rende giustizia al merito specifico e si rischia di non coprire tutti i posti nell’organico, problema che si ripresenterà all’inizio del prossimo anno. In linea teorica ritengo che i concorsi si dovrebbero svolgere soltanto con gli orali, che rendono possibile una conoscenza diretta, come si fa in qualsiasi selezione del personale». Intanto, i precari scontenti hanno creato un gruppo ad hoc su Facebook in cui pubblicano anche testi della loro prova concorsuale, evidenziando le molte anomalie in base alle quali sostengono di poter fare ricorso.

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