Scuola

Aumentano i docenti che tornano al Sud: le storie di chi parte e di chi resta

Il caro vita a Brescia fa emergere la nuova tendenza. E alla chiamata veloce del ministero sono stati pochissimi i candidati
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DOCENTI IN FUGA VERSO SUD
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La mobilità dei prof in che direzione va? In linea generale segue andamenti consueti ma le inversioni a «U» - laddove le norme, i posti e i punteggi lo permettano - sono sempre più frequenti. E così nel 2023 sulla «lavagna» dei report di mezza estate non c’era più scritto col gesso bianco solo il titolo classico, ossia «da Sud a Nord alla ricerca di una cattedra».

L’immaginario preside dei presidi ha cominciato a far scomparire col cancellino sempre più voci: un buon numero dei docenti che provengono dal Sud del Paese e che sono assegnati a incarichi nelle grandi aree urbane del Nord, non appena possibile cerca di tornare a casa. Non è la tendenza di massa ma tanti casi singoli ora fanno un fenomeno.

Anche sul territorio lombardo e bresciano? Solo parzialmente perché restano importanti i numeri delle forze in gioco: la Lombardia ha oltre un milione di studenti, mentre la Calabria ne ha poco meno di 300mila: quindi la nostra regione resta un polo d’attrazione. Dai report 2022/2023 su chi ha già una cattedra emerge però, analizzando tutte le domande di mobilità - anche quelle non accolte - che il 61% delle 18.798 presentate è per sedi fuori regione. Di queste (che sono circa 11mila) l’85% è per trasferimenti in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Al contrario queste 4 regioni mostrano tassi di trasferimento esterno molto bassi e soprattutto verso zone limitrofe.

Dopo la pandemia

Leggendo i dati pubblicati su Il Sole 24 Ore emerge come sia soprattutto il caro vita a spingere gli insegnanti al Sud: dopo la pandemia il miraggio di una cattedra a tempo indeterminato non è un motore di mobilità potente come un tempo. Alla fine della terza settimana di agosto con la «call veloce», ossia la procedura che consente di trasferirsi dalla propria regione o provincia per entrare più velocemente in ruolo in Lombardia, su oltre 2.600 posti disponibili si registrava un centinaio di candidature appena, in Emilia Romagna 17 risposte su 2.137 posti disponibili.

Perché? Uno dei motivi è appunto che 1.200 o 1.300 euro di stipendio con affitti alle stelle nelle grandi città non bastano. E bisogna aspettare 3 anni prima di chiedere il trasferimento. Per molti, senza aiuti economici, e impossibile.

Le storie

«In meno di 48 ore ho cambiato vita»

Giuseppina Rizzo a metà agosto ha affrontato una gara di Ironman a Vichy: 3.800 metri a nuoto, 180 chilometri in bicicletta e 42 di maratona. Ma non è stata quella la prova più impegnativa, bensì rispondere in 48 ore alla call veloce del ministero: destinazione una scuola elementare del Comprensivo Centro 3 a Brescia. «A Palermo non c’era possibilità di uscire dal precariato, in Lombardia sì. A 45 anni ho guardato negli occhi mio marito e abbiamo deciso insieme di cambiare vita». Come fare a conciliare le carriere? «Io ora colgo la chance di ottenere un contratto a tempo indeterminato entro un anno. E speriamo che mio marito possa in futuro lavorare nella zona di Desenzano per il gruppo Generali».

Per anni Giuseppina aveva rinunciato al suo sogno. «Ero sfiduciata perché il meccanismo era basato su assegnazioni provvisorie e stratagemmi diabolici per arrivare in modo rocambolesco all’età della pensione, più o meno da precari. Ma ho sempre lavorato da quando ho 18 anni e non mi fa paura nulla».

Per specializzarsi in sostegno il sacrificio è anche economico. «Il costo oscilla dai 3.200 ai 4.800 euro nelle varie università. Ma fare un percorso mirato serve, per la delicatezza della missione educativa. Il sostegno non deve essere una destinazione per docenti non idonei a interagire con bambini che hanno necessità particolari, o persone catapultate da tutt’altro tipo di lavoro». 

Quali sono state le difficoltà e le sorprese positive di questo primo mese? «Quasi ogni offerta abitativa viene dal mondo dei b&b. E 750 euro per una stanza con una cucina in comune a Chiesanuova sono tantissimi! Valutiamo di vendere la casa in Sicilia, anche se è il frutto di sacrifici familiari: qui conviene più il mutuo dell’affitto. Ma potrò contare su sanità e servizi».

«Via dal nord senza rimpianti»

Non voleva solo partire per lavorare ma sviluppare attraverso la matematica la sua idea di scuola, «che mette al centro le attitudini dei bambini, i loro sogni». La maestra Angela D’Alessano ha insegnato a Brescia per 28 anni anche se l’anno scorso è tornata nel suo paese d’origine in Puglia. Un passo non facile. «Ho scelto di portare i ragazzi in quinta e ho chiesto il trasferimento. A Brescia la vita è diventata troppo cara, si perde il senso della realtà in questo modo e non si torna più indietro. Pagavo l’affitto, i sacrifici erano ormai insostenibili: ci sono dei momenti di trasformazione nella vita dovuti a molti fattori personali». 

La maestra D’Alessano ha detto addio alla sua vita al Nord «senza rimpianto per quello che ho fatto e che ho ricevuto. Per me la scuola non è la lezione frontale: ci sono tempi differenti, elementi psicologici da privilegiare».

L’insegnante è conosciuta per il suo approccio originale alla matematica, che si serve di costruzioni e giocattoli, dalle carte di Dragon Ball ai mattoncini. «E anche di martelli e chiodi. Mi sono trovata benissimo nei primi anni a Leno e poi alle elementari Calini in città ho trovato un approccio che era il "non plus ultra" nell’organizzazione. Nelle ore di musica, arte, motoria le 3 classi si mescolavano: si formavano 4 gruppi, con meno bambini per seguirli meglio. Nessun dirigente si è mai rifiutato di soddisfare le nostre richieste ma le risorse a livello centrale sono state tagliate. "Hanno distrutto le poche eccellenze", dice più di un grande pedagogista». 

Pare che gli studenti adorino la maestra Angela: «Eh, che bella sorpresa: sono venuti a trovarmi in Puglia i bambini che ho portato in quinta!».

«Ho scelto Brescia anche col cuore»

Ha dovuto pensarci alla velocità della luce, Riccardo Scurria. Riflettere sui dieci anni al Conservatorio di Palermo dove si è diplomato ventenne in pianoforte, sulla madre e la nonna da salutare e sulla sua voglia di futuro, a 25 anni. La «call veloce» dal ministero ai docenti specializzati in sostegno è del 9 agosto. «Si sceglie con il cuore e con il cervello sperando di trovare casa, con un amico, per dividere l’affitto. Paghiamo 850 euro in zona Marconi. Ho già uno zio che insegna qui: Brescia è bellissima, piena di servizi, pulita, a misura d’uomo, non c’è traffico. E ho molti colleghi disponibili». 

Visti i prezzi alle stelle per la nave, il giovane docente ha preso l’aereo e ha fatto arrivare l’auto con un servizio di bisarche, per poi prendere servizio nel Comprensivo Est 1. «A Palermo ero nella frazione di Tommaso Natale, vicina allo Zen: i ragazzini "sfogavano" situazioni che fatichiamo a immaginare tra violenza, degrado, ignoranza. E poi dinamiche familiari complicate, carcere, spaccio di stupefacenti. Ora qui lavoro alla "Violante", zona San Polo-Sanpolino. Mi raccontarono di una zona un po’ a rischio, invece si lavora bene: gli studenti sono originari di Paesi diversi ma il confronto tra culture arricchisce. Se qualche problema di comunicazione emerge, si affronta. Non sarà il quartiere più patinato della città ma il contesto è molto positivo». 
Un insegnante-musicista che forse ha trovato la sua vera strada, dopo aver anche iniziato a studiare Psicologia. «Cerco di capire i modi di comunicare dei ragazzi: provo a cogliere l’onda per entrare in sintonia. Vedere il loro miglioramento è commovente. La scuola qui ha un laboratorio ben fornito con percussioni, metallofoni, chitarre e una docente di musica davvero preparata. Io cerco di usare le note per il sostegno». 

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