Corpi donati alla scienza post mortem: a Brescia oltre 100 persone interessate

Il centro di riferimento è all’Università degli Studi di Brescia, ma non è stato definito l’ente al quale depositare le richieste
Analisi di laboratorio a medicina (foto generica)
Analisi di laboratorio a medicina (foto generica)
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Un gesto personale a vantaggio della collettività. Un «sì», motivato da ragioni profonde, che mira a favorire il progresso della medicina sostenendo, di fatto, la formazione dei medici e l’avanzamento della ricerca. È il dono del proprio corpo post mortem alla scienza. Una possibilità offerta della legge che a Brescia ha fatto emergere l’interessamento di un centinaio di persone in un anno. Interessamento ostacolato da un vuoto inerente le modalità operative con le quali ufficializzare il proprio consenso.

Come ci spiega, infatti, la prof. Rita Rezzani, responsabile del Settorato Anatomico dell’Università degli Studi di Brescia nonché docente ordinaria di Anatomia umana, ad oggi quello che il Ministero della Salute ha riconosciuto come il «centro di riferimento per la conservazione e l’utilizzazione dei corpi dei defunti» di Brescia «non ha ancora potuto ricevere i corpi dei donatori in quanto non è stato indicato presso quale ente il disponente debba depositare la Dat (Disposizione anticipata di trattamento), se all’Ats o all’Asst visto che in Lombardia non esiste l’Asl. Siamo dunque in attesa che la Regione identifichi in base al decreto del Ministero della Salute l’ente competente a ricevere il consenso informato: senza le Dat non si possono ricevere i corpi».

Come funziona

Ma cosa sono queste forme ufficiali di adesione? «L’atto di disposizione del proprio corpo post mortem è subordinato all’espressione da parte del disponente di una “dichiarazione di consenso”, la quale – chiarisce la prof. Rezzani – deve essere redatta nelle medesime forme previste per le Dat secondo quanto indicato dall’art. 4, c. 6, della legge n. 219 del 22 dicembre 2017». Ossia atto pubblico, scrittura privata autenticata o scrittura privata consegnata personalmente.

La professoressa aggiunge che nella dichiarazione di consenso il disponente deve indicare un fiduciario (e un eventuale sostituto di quest’ultimo che possa intervenire in caso di impossibilità e/o incapacità del fiduciario). Tanto il fiduciario quanto il suo eventuale sostituto devono sottoscrivere la dichiarazione di consenso (e riceverne una copia). Entrambi, in qualsiasi momento, possono revocare la propria accettazione con atto scritto comunicato al disponente.

Allo stesso modo «la disposizione di donazione non è vincolante – precisa – e la decisione di donare il proprio corpo può essere revocata dal disponente in qualsiasi momento». A gennaio «il Garante per la protezione dei dati personali – aggiunge la docente – ha dato parere favorevole allo schema di decreto recante disposizioni concernenti le modalità di trasmissione telematica dei contenuti informativi relativi alla dichiarazione di consenso. E il Ministero sta provvedendo a istituire presso la banca dati denominata Dat una sezione deputata alla raccolta dei contenuti informativi relativi agli atti di disposizione del proprio corpo post mortem». Il Garante ha inoltre specificato che spetta «all’azienda sanitaria di appartenenza del disponente trasmettere i contenuti informativi». All’Asl, insomma.

I profili

Il centro di riferimento per la conservazione e l’utilizzazione dei corpi dei defunti (Settorato anatomico Luigi Fabrizio Rodella dell’Università di Brescia, afferente al Dipartimento di Scienze cliniche sperimentali) si trova negli spazi del corso di studi in Medicina e Chirurgia. La comunicazione del riconoscimento, da parte del Ministero, è avvenuta nel novembre 2022. Da allora «settimanalmente – racconta la prof. Rezzani – riceviamo telefonate ed e-mail di persone che esprimono la propria volontà a donare il proprio corpo post mortem. Tanti si sono presentati personalmente. L’età dei disponenti varia: ci sono persone giovanissime, persone di età media e persone anziane. Variano anche le loro professioni: c’è lo studente, l’operaio, il professionista, il pensionato. Ad oggi, comunque, le persone interessate che ci hanno contattato sono più di un centinaio».

Per cosa vengono usati i corpi

La legge prevede che il corpo rimanga nel centro di riferimento per non oltre 12 mesi. E venga utilizzato per tre «compiti. Primo la didattica: visione durante le lezioni, esercitazioni pratiche dei vari distretti corporei durante la frequenza dell’insegnamento di Anatomia umana, in corsi opzionali di dissezione anatomica o in Scuole di specializzazione dove è previsto l’insegnamento dell’Anatomia umana». Secondo compito: la ricerca. Terzo la formazione continua nell’ambito di corsi di alta specializzazione o master.

La professoressa precisa che il corpo del defunto deve giungere al centro entro 24 ore dal decesso e può rimanervi al massimo un anno. Se la famiglia non lo richiede, il centro deve farsi carico della sepoltura (e dell’eventuale cremazione). Per quel che concerne le spese il centro segue due modalità. Se la morte è avvenuta in città o nell’hinterland «il centro si fa carico delle spese di acquisizione della documentazione necessaria al trasporto e del trasporto della salma dal luogo del decesso; fornitura del feretro, cremazione o inumazione». Se il decesso, invece, è avvenuto altrove «le spese sono a carico dei familiari-fiduciari, con un rimborso da parte del centro fino a un massimo di 1.500 euro. Il centro stesso si farà direttamente carico delle successive spese per la cremazione o l’inumazione come nella prima situazione. Non sono in nessun caso previsti – conclude – compensi economici per il donatore o i parenti dello stesso».  

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