Il neurologo: «Anche un trauma cancella la memoria»

Un 20enne del Molise è stato ritrovato in stato confusionale all’ospedale di Gavardo, incapace di dire chi fosse. Le cause che possono provocare un simile episodio sono diverse
Alessandro Padovani, professore ordinario di Neurologia dell’Università degli Studi di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Alessandro Padovani, professore ordinario di Neurologia dell’Università degli Studi di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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L’idea di poter perdere la memoria, vedendo scomparire da un momento all’altro o in modo progressivo ricordi, volti ed emozioni di un passato che ha contribuito a farci essere ciò che siamo, fa paura a tutti. È quanto accaduto lo scorso venerdì a un 20enne del Molise, ritrovato in evidente stato confusionale all'ospedale di Gavardo, incapace di dire chi fosse e privo dei documenti di identità. Con Alessandro Padovani, professore ordinario di Neurologia dell’Università degli Studi di Brescia nonché presidente della Società italiana di Neurologia e direttore della Struttura complessa di Neurologia dell’Asst Spedali Civili, abbiamo cercato di indagare le cause all’origine di un simile fenomeno, senza riferimenti al caso specifico.

Professor Padovani quali possono essere le cause dei disturbi della memoria?

«Le aree del cervello deputate alla memoria possono subire alterazioni in seguito a malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. La memoria può anche scomparire in maniera acuta in seguito a ischemie cerebrali. Le alterazioni della funzione corticale possono essere inoltre legate ad attacchi epilettici, lesioni tumorali o encefaliti. Il problema, in generale, può essere transitorio o persistente. Quella della memoria è la funzione più sensibile a certe malattie».

Si può perdere la memoria in seguito a un trauma?

«Sì, certo. Alcuni traumi fisici, come ad esempio traumi cranici commotivi, possono causare perdite delle memorie del passato, ma esistono anche traumi psichici ovvero cause psicogene all’origine di questo fenomeno: situazioni di grandissima tensione che scatenano una forte preoccupazione possono portare a un blocco rilevante a carico della memoria che tende a risolversi con la riduzione della tensione e dello stress che ha dato origine al problema».

Come si può agire in tutti questi casi?

«Se la causa è organica, come nel caso delle malattie neurodegenerative, c’è poco, purtroppo, da fare: esistono dei farmaci per cercare di migliorare la situazione. Quando si tratta di lesioni acute, generate da encefalite o ischemia, bisogna rimuovere la causa e affrontare un lungo trattamento riabilitativo. In caso di episodi transitori o attacchi epilettici si procede con trattamenti farmacologici, psicoterapeutici o cognitivi che aiutano a migliorare i disturbi».

La memoria, quindi, in alcuni casi si può recuperare?

«Se la causa è psicogena col tempo può esserci un recupero spontaneo della memoria. Recupero che, invece, è molto più difficile se all’origine del problema c’è una malattia neurodegenerativa come l’Alzheimer».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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