La resistenza agli antibiotici è un'emergenza e rappresenta la seconda causa di morte

La resistenza agli antibiotici ha provocato tanti morti quanti Hiv e malaria. E non è finita. La situazione sta peggiorando, con l’emergere di nuovi ceppi batterici resistenti a più antibiotici contemporaneamente, soprattutto negli ospedali. L’antibiotico-resistenza si verifica quando un ceppo di batteri diventa immune a qualsiasi classe di antibiotici, con un importante impatto sulle persone, sugli animali e sull’ambiente.
In ospedale
Basti pensare che, oggi, le infezioni ospedaliere sono anche più preoccupanti di altre malattie non infettive, tant’è che, secondo i dati rielaborati dall’Istituto superiore di Sanità, esse colpiscono il 5-8% di tutti i pazienti ricoverati. Quelle che non rispondono alle terapie con antibiotici rappresentano la seconda causa di morte, dopo le malattie ischemiche del cuore, in primis l’infarto del miocardio.
I risultati di un’analisi accurata per stimare la mortalità correlata all’antibiotico-resistenza sono stati pubblicati sulla rivista scientifica «The Lancet».
Un ulteriore grido d’allarme confermato anche all’interno dei nostri ospedali nei quali, tuttavia, al problema della resistenza a terapie salvavita, si aggiunge quella dell’emergenza di antibiotici specifici di prima scelta necessari per curare molte infezioni batteriche.
Lo conferma Alberto Arrighini, responsabile del Pronto soccorso pediatrico del Civile di Brescia che saluta con un sospiro di sollievo l’arrivo dell’estate, stagione in cui diminuisce il numero di infezioni batteriche nei piccoli che arrivano al Pronto soccorso. «Il tema della resistenza agli antibiotici è drammatico per molti ricoverati già fragili a causa della malattia - spiega Arrighini -. Per fortuna, i bambini non hanno ancora sviluppato resistenze preoccupanti e, se abbiamo l’antibiotico di prima scelta per la cura del problema specifico, riusciamo a curarli e a guarirli. Il dramma, che sta andando avanti da tempo da noi e a livello nazionale, è la carenza di antibiotici specifici. Questo significa che siamo costretti ad usare quelli ad ampio spettro che sono attivi sia verso batteri gram positivi sia gram negativi. Essi hanno un impatto più elevato sullo sviluppo delle resistenze antibiotiche, al contrario di quelli a spettro ristretto che sono attivi solo su batteri specifici».
Mancano i farmaci
L’emergenza farmaci, che sta continuando da mesi con problemi anche nel reperimento delle molecole più comuni, soprattutto ad uso pediatrico, come conferma anche il dottor Arrighini, non ha fatto altro che aggravare una situazione già a rischio. Il nostro Paese, infatti, è tra quelli europei con il maggior ricorso a molecole ad ampio spettro, considerate di seconda linea perché a maggior impatto sulle resistenze antibiotiche, ovvero la capacità di un batterio di resistere all’azione di uno o più farmaci antibiotici e quindi di sopravvivere e moltiplicarsi anche in loro presenza. Il rapporto tra il consumo di antibiotici ad ampio spettro e a spettro ristretto è pari a 13,2 a fronte di un valore medio europeo di 3,7.
Lo sviluppo e l’impiego degli antibiotici, a partire dalla seconda metà del XX secolo, ha rivoluzionato l’approccio al trattamento e alla prevenzione di malattie infettive e infezioni, permettendo l’evoluzione della medicina moderna. La resistenza agli antibiotici rischia di vanificare queste conquiste.
Cosa fare
È un declino senza ritorno? «Intanto, la resistenza agli antibiotici è un meccanismo naturale di difesa dei batteri - spiega l’esperto -. Per questo, è necessario farne un uso responsabile per non aumentare tale resistenza. Gli antibiotici, anche quelli ad uso veterinario, devono essere prescritti dal medico e sono efficaci soltanto per curare le malattie causate da batteri e, dunque, non servono per le infezioni virali».
@Buongiorno Brescia
La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
