Disturbi alimentari, se mangiare fa più paura che morire

Al Civile casi aumentati del 30%. Solo nell’ultimo anno in Italia anoressia, bulimia e binge eating disorder hanno mietuto più di 3000 vittime
I disturbi alimentari sono in crescita anche nel 2021
I disturbi alimentari sono in crescita anche nel 2021
AA

«Ho avvertito che qualcosa non andava quando mi sono resa conto di avere più paura di un piatto di pasta che della morte». «Durante un pranzo in famiglia è emerso con evidenza che non mangiavo come gli altri. All’inizio pensavo semplicemente di non volerlo, è stato difficile ammettere che invece non ci riuscivo più». Iniziano così i racconti di Sonia e Sara, due ragazze bresciane che hanno vissuto - e fortunatamente superato - l’incubo dei disturbi del comportamento alimentare. Storie, le loro, che s’intrecciano con quelle di altre centinaia di giovani e meno giovani della nostra provincia e con i circa tre milioni di italiani per i quali il rapporto con il cibo è diventato un problema. Di più: una malattia, anche mortale. Solo nell’ultimo anno nel nostro Paese anoressia, bulimia e binge eating disorder (disturbo da alimentazione incontrollata) hanno mietuto più di tremila vittime, dieci al giorno, collocandosi al secondo posto dopo gli incidenti stradali come causa più frequente di morte nei giovani.

Oggi si celebra la giornata nazionale del fiocchetto lilla per la lotta contro i disturbi alimentari, ambito in cui Brescia vanta un ruolo di rilevanza, essendo stata una delle prime città italiane a dotarsi di una propria struttura riabilitativa integrata. Erano gli anni Novanta quando lo psichiatra Fausto Manara fondò quello che è diventato il Centro pilota regionale per i disturbi del comportamento alimentare, legato all’Asst Spedali Civili.

Loading video...
Messi a fuoco - La puntata dedicata ai disturbi alimentari

Il centro, oggi diretto da Mauro Consolati e ospitato all’interno de Richiedei di Gussago, offre un servizio di terapia ambulatoriale, semi-residenziale (day hospital) e di degenza, accogliendo ragazze e ragazzi dai 16 anni. Ad esso si affianca l’importante azione svolta dalla Neuropsichiatria infantile del Civile, dedicata alle cure dei più giovani. Presidi che si sono rivelati fondamentali soprattutto nell’ultimo anno, in cui la pandemia ha reso ancora più forte il disagio, specialmente tra gli adolescenti.

«Nel 2020 - osserva Elisa Fazzi, direttrice del reparto di Neuropsichiatria infantile del Civile - abbiamo visto aumentare del 30% il numero di pazienti seguiti per disturbi alimentari, con la quota di ricoveri per anoressia più che raddoppiata. E nei primi due mesi del 2021 la tendenza è in ulteriore aumento». Anche il Cdca di Gussago viaggia sulla stessa linea, come spiega Consolati: «L’anno scorso sono state effettuate 2.600 visite ambulatoriali, 1.300 giornate in Mac (day hospital) e ricoveri in degenza (della durata di mesi) per 32 pazienti, oltre il 30% minorenni.

Sono aumentate le richieste di trattamento e di conseguenza i tempi d’attesa. La situazione più delicata riguarda il Mac, dove ora abbiamo cinque posti disponibili: i pazienti, interagendo con il mondo esterno dalle 17 alle 8.30, di frequente vengono a contatto con positivi e devono quindi sottoporsi a periodi di isolamento, interrompendo anche per settimane la frequenza al centro. Per fortuna, grazie alle procedure di prevenzione del Civile e del Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze, possiamo continuare a lavorare in sicurezza in degenza, in ambulatorio e in regime semiresidenziale».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato