Diabete, per 80mila bresciani nuove terapie e cure più vicine
Tra innovazione terapeutica, impatto della tecnologia e riorganizzazione dei modelli assistenziali è in atto una «rivoluzione» per le persone con diabete. Nella nostra provincia sono oltre 80mila (76mila nel territorio dell’Ats Brescia più quelle della Valcamonica). E, come nel resto dell’Italia, in 9 casi su 10 soffrono di diabete di tipo 2, la forma che generalmente si manifesta in età adulta, a differenza di quello di tipo 1 che insorge nell’infanzia o nell’adolescenza ed è caratterizzato dalla mancanza totale di secrezione dell’insulina da parte del pancreas.
Cosa cambia
Il faro che illumina e guida il cambiamento è il DM 77/22. «Preso atto che le persone con diabete sono il 6-7% della popolazione italiana – spiega Angela Girelli, direttore della Sc Diabetologia del Civile – l’assistenza nei loro confronti non può più essere garantita da un sistema ospedalocentrico».
Da qui la necessità di costruire modelli organizzativi dell’attività diabetologica «secondo i criteri di prossimità, intensità di cura e complessità non solo clinica, ma anche socioassistenziale». Questo si traduce in una riorganizzazione dei servizi sul territorio e in una maggiore integrazione degli stessi con l’ospedale: «L’hub per l’alta intensità di cura (diabete di tipo 1, gravidanza, tecnologie innovative come il pancreas artificiale, pazienti complessi con complicanze come il piede diabetico) resta il Civile – spiega Girelli –, per la media e la bassa intensità ci sono le equipe specialistiche di prossimità che collaborano con le cure primarie e le Case di comunità devono diventare l’anello di giunzione del sistema».
Tre Asst coinvolte
In questa operazione le tre Asst dell’area di Ats Brescia stanno collaborando nell’ottica di approvare un Pdta (Percorso diagnostici terapeutici assistenziali) comune, interaziendale, per il diabete. Asst Garda – ricordiamo – ha già una Diabetologia dipartimentale autonoma rispetto alla Medicina.
Asst Franciacorta si sta riorganizzando ora. Lo sta facendo ispirata dal principio di prossimità: come spiega il direttore generale Alessandra Bruschi, «per evitare che i pazienti debbano spostarsi abbiamo costituito delle équipe composte da diabetologi, infermieri e specialisti come l’oculista, il cardiologo e il nefrologo che opereranno in 5 nostre sedi: Iseo, Palazzolo, Rovato, Chiari e Orzinuovi. In questo modo garantiamo ai diabetici, direttamente sul territorio, non solo i controlli di base, ma anche quelli legati ai fattori di rischio della malattia».
La Asst Franciacorta, inoltre, con l’intento di essere sempre vicina ai pazienti con questa malattia e ridurre gli accessi inappropriati in ospedale, ha attivato agende riservate e un riferimento telefonico ad hoc.
Una squadra unica
Il modello, come accennava Girelli, coinvolge i medici di famiglia: «Siamo un’unica squadra», commenta Bruschi. Che le Case di comunità abbiano un ruolo chiave lo sottolinea, poi, anche Diego Godi, direttore della Ssd di Diabetologia dell’Asst Garda: «Rappresentano un elemento fondamentale al fine di fornire cure di alta qualità in relazione alle necessità assistenziali della popolazione soprattutto considerata l’elevata prevalenza del diabete mellito nella nostra area geografica. La presa in carico dei pazienti in modo integrato con i medici di medicina generale e secondo un Pdta condiviso interaziendale – sostiene – è un’occasione unica che dobbiamo realizzare nella nostra realtà al fine di ottimizzare le risorse garantendo un corretto e facilitato percorso di cura ai nostri pazienti».
Criticità
Giovedì in tutto il mondo si celebra la Giornata del diabete. E in Senato si tiene il convegno «Facciamo squadra attorno al diabete». L’importanza di «fare squadra» viene evidenziata anche nella nostra provincia da più punti di vista: le Asst stanno lavorando in «squadra» e il paziente viene seguito da una «squadra» di specialisti.
«L’assistenza specialistica alla persona con diabete – spiega Girelli – necessita di skills e competenze multiprofessionali: non è sufficiente il medico specialista diabetologo, serve un team multiprofessionale dedicato, composto da medico, infermiere, dietista e, per il terzo livello, lo psicologo».
Quello dell’infermiere è un ruolo chiave: la carenza di queste figure, infatti, «sta penalizzando in maniera pesante l’attività specialistica diabetologica: abbiamo sempre meno persone, ma soprattutto sempre meno persone dedicate, specializzate. Non possiamo pensare che un infermiere che deve istruire un paziente alla gestione di tecnologie complesse sia lo stesso che viene dedicato ad attività ambulatoriali generiche. Le competenze specialistiche dell’infermiere della diabetologia – sottolinea Girelli – sono uniche, sempre più complesse e indispensabili».
Stile di vita
Per le persone con diabete la «rivoluzione» in atto in questi anni riguarda l’assistenza, le tecnologie, ma anche i farmaci. «Nel 2025 il Mounjaro, ora in commercio per gli obesi, sarà disponibile gratuitamente per i diabetici», spiega Antonio Paroli, diabetologo, endocrinologo e internista consulente della Domus Salutis, ricordando che, contro l’obesità, sono usciti anche il Wegovy e il Tirzepatide di Eli Illy.
«È un periodo di grande fermento – commenta Paroli –: gli ultimi farmaci entrati in commercio hanno rivoluzionato le terapie dei diabetici di tipo 2: oltre a tenere sotto controllo glicemia e peso, proteggono reni e cuore. Sono inoltre in corso studi su nuove molecole: lo spazio per lavorarci è tantissimo». Continuano, poi, ad essere disponibili a singhiozzo Ozempic e Trulicity.
Tra le cause della forte diffusione diabete di tipo 2 Paroli cita «l’aumento dell’età media, la sedentarietà e lo stile di vita: non si segue più la dieta mediterranea, si consumano troppi cibi raffinati...».
I primi campanelli d’allarme – ricordiamo – sono «la sete, l’aumento della diuresi e la stanchezza». Non curare bene il diabete può, infine, «esporre a rischi pesanti».
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