Covid-19: si lavora a un nuovo sistema per dare nomi ai virus

A caccia di metodo standard,ma è lite nella comunità scientifica
Un'immagine al microscopio di coronavirus - © www.giornaledibrescia.it
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A breve potrebbe cambiare il sistema con cui viene dato il nome ai virus, allineandolo a quello già in uso per piante e animali. Il Comitato internazionale per la tassonomia dei virus (Ictv) ha proposto un sistema standard di nomenclatura che verrà discusso il prossimo ottobre, ma che ha suscitato un acceso dibattito nella comunità scientifica che contesta il momento poco opportuno per farlo, visto l'impegno di tutti a combattere la pandemia, e anche l'uso del latino. Attualmente i nomi delle nuove specie virali vengono dati tenendo conto del posto in cui sono state trovate, gli animali che li ospitano o le malattie che causano.

«I virus hanno avuto diversi sistema di classificazione e nomenclatura: all'inizio c'erano i gruppi, poi sono stati riuniti a seconda della composizione del genoma, poi secondo famiglia, genere e specie mantenendo i nomi inglesi, e infine stabilendo differenze tra specie e il virus visto in laboratorio. Un sistema quest'ultimo di difficile applicazione pratica», rileva Luisa Rubino, membro eletto del comitato esecutivo dell'Ictv. Il sistema proposto dal Comitato internazionale per la tassonomia dei virus potrebbe essere messo ai voti il prossimo ottobre e se dovesse passare, potrebbe far cambiare il mondo in cui sono chiamate quasi tutte le 6500 specie virali oggi note.

«Quello che proponiamo è di allineare la tassonomia dei virus a quella degli altri organismi, quali animali e piante. Si tratta di un sistema fatto di due nomi, quello del genere e quello della specie latinizzato, che però non necessita la conoscenza del latino. Abbiamo fatto delle prove e il sistema non è affatto di difficile applicazione», spiega Rubino all'Ansa. Ma non sono mancate le critiche, anche se si dibatte da anni sulla necessità di standardizzare il sistema di nomenclatura. «È giusto e corretto avere una classificazione standardizzata per chiamare i virus, visto che l'attuale sistema è caotico», commenta Edward Holmes, virologo dell'università di Sydney, in Australia, ma «è uno sforzo che senz'altro non può essere definito urgente rispetto alla pandemia in corso». Ma proprio il sequenziamento di migliaia di genomi del virus SarsCov2 ha fatto sorgere in questi mesi la questione di come classificarli. Per Eric Delwart, virologo dell'università della California di San Francisco, è quindi il momento giusto, «vista anche l'accelerata nelle specie e numero di virus identificati negli ultimi 15 anni, grazie anche alle tecniche di sequenziamento genetico». Il documento dell'Ictv, pubblicato anche sulla rivista Archives of Virology, chiedeva ai ricercatori di esprimere la loro opinione entro il 30 giugno, prima della decisione di ottobre del comitato, ma molti hanno detto di non averlo visto in tempo per via dell'impegno sul fronte Covid-19. «A ottobre il comitato discuterà ma è possibile che la decisione slitti, perchè si vuole il consenso più largo possibile - conclude Rubino - Chi è contrario all'uso del latino, dice che sarebbe disponibile al sistema binomiale, ma con il nome della specie libero, senza cioè latino. E potrebbe anche andare bene, l'importante è stabilire la definizione di genere e specie e poter genere delle banche dati congruenti e uniformi per fare le ricerche».

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