Ansia, depressione e malessere più diffusi tra le neomamme

Si aspettano tempi migliori. Per viaggiare, per comprare casa o cambiare l’auto, e sì, anche per fare figli. Gli ultimi dati demografici diffusi dall’Istat confermano, anzi aggravano, la tendenza alla denatalità in Italia e nella nostra provincia, dove nell’anno passato si sono registrate 121 nascite in meno rispetto al 2019, il peggio in cinque anni. E la flessione più marcata si è avuta a novembre e soprattutto a dicembre (-10,3%), primo mese in cui è stato possibile osservare eventuali effetti della prima ondata epidemica.
I numeri. Le cifre del 2021 continuano a disegnare una linea discendente, pur con le dovute eccezioni. «Nei primi cinque mesi dell’anno abbiamo avuto una flessione del 4.2%, con 52 nati in meno - riferisce il prof. Enrico Sartori, direttore del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale Civile -. Una percentuale che è risultata più significativa facendo il raffronto tra il mese di gennaio del 2021 e quello del 2020, in questo caso si tocca quota -6%, con una differenza di 45 nascite tra un anno e l’altro».
«Tutto sommato – osserva invece il dott. Federico Quaglia, responsabile del reparto di Ostetricia e Ginecologia in Poliambulanza – possiamo parlare di stabilità, anzi, rispetto ai primi cinque mesi dello scorso anno oggi registriamo 63 parti in più». L’emergenza. Per scongiurare il rischio di far diventare la matematica un’opinione, più che sul quanto vale la pena riflettere su come l’emergenza sanitaria abbia cambiato la neo genitorialità. «Già negli ultimi anni - spiegano la dottoressa Adriana Testa, responsabile dei consultori familiari dell’Asst Spedali Civili, e la dottoressa Luisa Soldati, coordinatrice del gruppo ostetriche - si è evidenziata una solitudine sempre più marcata delle neo mamme, spesso lontane dalla famiglia d’origine, ma quello che prima della pandemia valeva soprattutto per le donne straniere, ai tempi del Covid si è esteso a tutta la popolazione». E gli effetti non hanno tardato a comparire: «Nell’ultimo anno - afferma la dottoressa Emanuela Beretta, responsabile del servizio di psicologia area Ostetricia degli Spedali Civili - abbiamo assistito a un incremento della sintomatologia ansiosa, depressiva e post-traumatica. Sicuramente il Covid ha influito, ma lo hanno fatto ancor di più le condizioni che esso ci ha imposto: isolamento, convivenze forzate, una routine relegata entro le mura domestiche...».
Ancora più critici, naturalmente, i casi di positività al virus: al Civile il servizio di psicologia dell’Area Ostetrica ha intercettato tutte le donne in gravidanza e puerperio ricoverate per Covid 19 attraverso videochiamate: nel 2020 sono state contattate 97 donne affette da Covid e nel 2021 (fino a maggio) 135. Il 20% di loro ha chiesto un aiuto psicologico. Dall’inizio della pandemia i consultori Asst Spedali Civili hanno attivato un servizio di assistenza telefonica 7 giorni su 7 dalle 8 alle 20. Un percorso di accompagnamento da svolgersi soprattutto a domicilio, vista la mutata organizzazione dell’iter ospedaliero, con dimissioni che, eccetto in caso di complicanze, vengono fatte dopo 24 ore dal parto naturale e dopo 48 ore dal cesareo. Il ricovero è quindi ridotto al minimo, anche per sollevare le neo mamme dal disagio dell’isolamento: per ora al Civile è concessa la presenza dei papà durante il travaglio e al momento del parto, ma non nelle ore precedenti e successive. «Con la tendenza decrescente dei contagi - annuncia Sartori - torneremo presto a concedere la visita dei partner una volta al giorno, ma la nostra linea è quella della cautela». Stessa posizione in Poliambulanza, dove però sono state ripristinate le visite dei papà, a turno uno per stanza, una volta al giorno.
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