Sala Libretti

Chiarini e Corsini: «La sfida al populismo si annuncia lunga»

I due editorialisti del GdB in Sala Libretti hanno ragionato su europeismo e sovranismo
Roberto Chiarini e Paolo Corsini moderati da Carlo Muzzi - © www.giornaledibrescia.it
Roberto Chiarini e Paolo Corsini moderati da Carlo Muzzi - © www.giornaledibrescia.it
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Una sfida che si preannuncia lunga, non destinata a esaurirsi in breve tempo. Lo scontro ideologico e culturale, nonché politico ed elettorale, tra democrazia liberale e populismo è solo all’inizio. Una prima fondamentale collisione si avrà con le elezioni europee del prossimo 26 maggio, dove dalle urne non solo uscirà il nuovo assetto politico dell’istituzione comunitaria ma che si annuncia come preliminare resa dei conti tra le due contrapposte visioni. «Con il populismo ci faremo i conti ancora per un bel po’, anche perché per ragioni storiche e strutturali i movimenti che se ne fanno portavoce hanno il vento in poppa - spiega lo storico ed editorialista del Giornale di Brescia Roberto Chiarini, durante il secondo appuntamento del ciclo «Incontro all’Europa» organizzato dal GdB in vista della tornata elettorale continentale-. Il populismo sovranista non si pensi però che nasca dal nulla ma fa parte di una catena logica che comprende anche l’antipolitica».

Secondo Chiarini i principali elementi che hanno permesso il diffondersi di movimenti e partiti di questa natura sono da ricondurre alla crisi economica e alla globalizzazione liberista, «con la rappresentanza politica che non è stata in grado di dare risposte adeguate. Da qui nasce il populismo, non è un’ondata di barbari che spazza via tutto ma un fenomeno spiegabile - aggiunge Paolo Corsini, anch’egli storico nonché ex senatore -. L’attacco all’Europa sta arrivando violento da due fronti, uno interno da parte di alcuni Paesi membri, Ungheria e Polonia su tutti sebbene l’Italia con Matteo Salvini abbia imboccato una strada pericolosa, un altro esterno, dinanzi al nazionalismo statunitense lanciato da Donald Trump». I rischi all’orizzonte sono grandi, con la stessa idea di democrazia liberale ad essere messa in gioco. «I populisti sono per la democrazia diretta, dove il rapporto tra leader e popolo non è mediato da niente e nessuno, si realizza una disintermediazione - evidenzia Chiarini -. Lo si sta vedendo con Orban e Kaczynski, il tentativo dei quali è di sottomettere all’Esecutivo gli altri due tradizionali poteri dello Stato, in primis la magistratura».

Ciò sfocerebbe in quella che l’ex sindaco di Brescia ha definito «democratura, il mito del governo della moltitudine, la popolocrazia». Una sfida che così tratteggiata vede la democrazia liberale alle corde, «sebbene degli spiragli, soprattutto nel gruppo di Visegrad, si intravedano, con la vittoria in Slovacchia dell’europeista Zuzana Caputova o con la maggioranza ottenuta in Finlandia dal partito socialdemocratico. Anche la reazione corale e molto sentita dopo il rogo a Notre-Dame è eloquente. Si è visto andare a fuoco non semplicemente un monumento straordinario di un’Europa cristiana ma una certa immagine d’Europa». E la crisi dell’istituzione comunitaria non è perciò argomento sulle bocche dei soli sovranisti bensì si presenta sotto gli occhi di tutti, «tanto che anche le formazioni più europeiste, quali il Partito democratico in Italia, parlano della necessità di una sua riforma» osserva Chiarini. Ulteriore elemento da considerare nel titanico sforzo di dipanare la matassa contemporanea è anche la fine della supremazia economica europea e liberale nel mondo, «noi ormai siamo in periferia» sottolinea il professore Chiarini, «tanto che se prima si parlava di secolo americano ora non si può che parlare di secolo cinese» aggiunge Corsini.

Ecco la registrazione integrale dell'incontro:

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