«Impresa e Futuro»: il progetto che difende il made in Italy

Si fa presto a dire made in Italy e ancora di più, forse, ad associarlo a moda, cibo e design. Ma made in Italy è prima di tutto creatività: nel fare, nel pensare e nel trovare soluzioni. Una qualità propria tanto degli stilisti quanto degli ingegneri, come suggerisce il progetto «Impresa e Futuro» ideato da Becom, società bresciana che da più di vent’anni accompagna le imprese nell’ottimizzazione dei processi aziendali.
Si tratta di un percorso formativo e di confronto per il mondo imprenditoriale, realizzato da Becom in joint venture con Oxigenio, SmartOp, in collaborazione con Iobo, Wau Talentiamo e con il patrocinio di Csmt e Innexhub.
«L’iniziativa - spiega Alfredo Rabaiotti, innovation manager e amministratore unico di Becom -, nasce dalla consapevolezza che le condizioni stagnanti dell’ultimo decennio e di questi due anni di pandemia hanno dato un duro colpo al made in Italy.
Aspetti già latenti, come la difficoltà di comunicazione tra reparti, la mancanza di piani strategici a breve e medio termine, la totale assenza di piani d’integrazione generazionale e di un monitoraggio attento della soddisfazione e del benessere delle maestranze, hanno creato e continuano a rafforzare dei problemi: in primis una crisi motivazionale che si riflette sulla qualità della vita, del lavoro svolto e naturalmente sulla marginalità, mettendo in dubbio il futuro di molte pmi».
Il made in Italy, dunque, inteso come capacità di problem solving e come reattività alla crisi, è in difficoltà, in un panorama globale dove si ci si sta sempre più dirigendo verso la standardizzazione e dove quindi sembra esserci meno spazio per quel saper inventare e fare universalmente riconosciuto come dna italiano.
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Il futuro è già qui: tutto quello che c’è da sapere su Tecnologia e Ambiente.
«Vogliamo tornare a parlare di valori - dice Rabaiotti -, di motivazione ed entusiasmo per la storia che ci ha consentito di essere considerati la prima potenza ingegneristica e creativa del pianeta». Concetti da trasmettere alle nuove generazioni, per garantire al nostro territorio di continuare a essere un punto di riferimento.
«In questo - aggiunge Rabaiotti - è utile ricordare lo spirito di Luigi Marzoli, che con tanta dedizione e amore dedicò parte della sua vita ad acquistare nel mondo le opere, frutto dei migliori artigiani bresciani della storia, presenti nell’omonima collezione nel museo del castello di Brescia. Un’operazione che aveva il preciso obiettivo di portare il bello agli occhi e al cuore delle nuove generazioni, per farle essere orgogliose e desiderose di partecipare a una tradizione nella quale il lavoro non è solo produzione, ma arte di vivere».
Negli incontri che si sono svolti alla fine del 2021 si è parlato di tecnologia e innovazione, ma soprattutto di sostenibilità, principio che non può vivere in compartimenti stagni, ma deve necessariamente legare economia, società e ambiente. E alla luce del successo dei primi due appuntamenti, il 2022 sarà coronato da una serie di faccia a faccia di confronto e formazione che avranno come sede l’Innovation and contamination Hub del Csmt.
Verrà inoltre sviluppata una campagna d’interviste nelle aziende, con l’obiettivo di coinvolgerle in un percorso che vada oltre gli strumenti formativi tradizionali, favorendo l’integrazione di giovani talenti. L’idea è di creare un club dell’innovazione sostenibile, formato da imprenditori consapevoli che il futuro non è imprevedibile, ma il risultato delle nostre azioni quotidiane. Per aderire o ricevere maggiori informazioni: futuro.becomitalia.com.
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