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Clima, Greta Thunberg a Milano per la Youth4Climate

L'attivista svedese: «I leader mondiali, dicendo che sul clima fanno solo «bla bla bla»
  • Greta Thunberg a Milano per la  Youth4Climate
    Greta Thunberg a Milano per la Youth4Climate
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    Greta Thunberg a Milano per la Youth4Climate
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La conferenza dei giovani sul clima, la Youth4Climate, che si è aperta a Milano, l'hanno inventata pensando a lei. A Greta Thunberg, la ragazzina svedese che ha fatto mobilitare milioni di coetanei in tutto il mondo sulla crisi climatica. Ma lei non è che si è fatta impressionare dalla cosa. Invitata a parlare a Milano all'apertura della conferenza, ha scartavetrato i leader mondiali, dicendo che sul clima fanno solo «bla bla bla», che la lotta alla crisi climatica è legata alla lotta per la giustizia sociale, e che la speranza viene dall'azione della gente.

La Youth4Climate era stata pensata un paio di anni fa, dall'allora ministro dell'Ambiente Sergio Costa, come evento a latere della Pre-Cop di Milano: la conferenza preparatoria della conferenza annuale dell'Onu sul clima Cop26, che quest'anno si tiene a Glasgow, in Scozia, a novembre. Era un'idea per portare nelle paludate sedi degli Stati e dell'Onu la voce delle ragazze e dei ragazzi che Greta aveva coinvolto. Al centro congressi Mico di Milano si sono ritrovati quasi 400 giovani da 186 paesi, per discutere per tre giorni con esperti adulti di crisi climatica e di come affrontarla. Le loro proposte, raccolte in un documento, saranno portate giovedì mattina all'inaugurazione della Pre-Cop26, sempre al Mico di Milano, presenti Mattarella e Draghi e (in videoconferenza) Boris Johnson e Antonio Guterres.

Alla Youth4Climate, Greta non poteva mancare. Al Mico è arrivata più sciolta e sorridente del solito, a tratti ironica. Sul palco però ci è andata giù pesante. «Dai leader mondiali sentiamo solo parole, bla bla bla. Parole che sembrano bellissime, ma che non hanno portato finora ad alcuna azione. E le emissioni continuano ad aumentare». «Possiamo invertire questa tendenza, ma serviranno soluzioni drastiche - ha incalzato Greta -. E dato che non abbiamo soluzioni tecnologiche, vuol dire che dovremo cambiare noi. Non possiamo più permettere al potere di decidere cosa sia la speranza. La speranza non è un qualcosa di passivo. La speranza vuol dire la verità, vuol dire agire. E la speranza viene sempre dalla gente. Noi vogliamo giustizia climatica, e la vogliamo ora».

Per Greta «la crisi climatica è sintomo di una crisi di più ampio respiro, la crisi sociale della ineguaglianza, che viene dal colonialismo. Una crisi che nasce dall'idea che alcune persone valgono più di altre».

Greta Thunberg con Vanessa Nakate - Ansa/Matteo Bazzi © www.giornaledibrescia.it
Greta Thunberg con Vanessa Nakate - Ansa/Matteo Bazzi © www.giornaledibrescia.it

Prima di lei, un'altra giovane attivista per il clima, l'ugandese Vanessa Nakate, aveva ricordato che i paesi africani subiscono il peso maggiore della crisi climatica, pur emettendo solo il 3% dei gas serra. Per questo aveva chiesto con durezza ai paesi ricchi di aumentare gli aiuti. Il taglio «sociale» ha trovato d'accordo il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani: «Il cambiamento climatico e le disuguaglianze sociali vanno trattati insieme - ha detto -. Mi auguro che alla Cop26 i Paesi avanzati riescano a convergere su un meccanismo di aiuto».

Il presidente della conferenza di Glasgow, il britannico Alok Sharma, ha ammesso che «le risposte dei leader mondiali in nessun luogo si sono avvicinate a quanto richiesto dalla sfida climatica». Il primo cittadino di Milano, Giuseppe Sala, dal palco ha lanciato un appello: «I sindaci e i giovani chiedono che qualsiasi stimolo alla ripresa sia allontanato dai combustibili fossili e investito in soluzioni climatiche».

Nel pomeriggio  di martedì sono cominciati i lavori della conferenza. Una dei due delegati italiani, la romana Federica Gasbarro (l'altro è il piemontese Daniele Guadagnolo) ha fatto un auspicio: «Non parliamo del passato. Pensiamo al futuro, con un approccio scientifico. Dobbiamo fare fronte comune, tutti i giovani del mondo uniti».

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