Università

«Lascio UniBs con fondamenta solide. Il futuro? Sogno Bruxelles»

Il rettore Maurizio Tira tra il bilancio del mandato e nuove sfide: «Sì alle lauree umanistiche E ora io guardo all’Europa»
L'ex rettore dell'UniBs, il prof. Maurizio Tira - © www.giornaledibrescia.it
L'ex rettore dell'UniBs, il prof. Maurizio Tira - © www.giornaledibrescia.it
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Le fondamenta «sono solide» e l’Università di Brescia nei prossimi anni potrebbe dare il via a nuovi «lavori di ampliamento». Non stiamo parlando però di uno dei tanti edifici di cui si compone l’ateneo, bensì dell’offerta formativa che potrebbe crescere nell’ambito umanistico con Scienze politiche e Relazioni internazionali. Le riflessioni al riguardo a Palazzo Martinengo Palatini sono già state avviate, come rivela il numero uno della Statale.

A fine ottobre terminerà il suo mandato sessennale, ma per Maurizio Tira guardare al futuro dell’ateneo è un atteggiamento naturale. «Fare il rettore in fondo è un po’ come fare il papà», ci confida. E forse anche per questo desidera accompagnare l’UniBs nel percorso di crescita. «Ha tutte le potenzialità per diventare più grande - rimarca - tanto più che è radicata in un territorio tra i più ricchi, popolosi e produttivi d’Italia».

Ampliamento

Dopo la dozzina di nuovi corsi attivati negli ultimi anni, a settembre partirà anche la magistrale in Agraria, sulla scorta del successo riscosso dal relativo triennio. «Ci sono però altre lauree che potrebbero essere attivate, anche in ambito umanistico. Non vogliamo sovrapporci all’offerta della Cattolica. Stiamo pensando a Scienze politiche e a Relazioni internazionali, che potrebbero essere incardinate nelle macroaree di Economia e di Giurisprudenza, sfruttando competenze già esistenti. E, cambiando decisamente ambito, puntiamo a una magistrale per le professioni sanitarie».

Con il presidente Sergio Mattarella durante la visita a Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Con il presidente Sergio Mattarella durante la visita a Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

Tutto però parte dalle fondamenta. Da ingegnere civile lo ha sempre saputo: lo disse chiaramente in una delle sue prime inaugurazioni di anno accademico in uno scambio dialettico con la rappresentante degli studenti Azra Hasani. E da allora le basi sulle quali poggia la Statale sono state sempre più consolidate: «Oggi la dotazione legata alle risorse del Pnrr premia in modo particolare la nostra Università: grazie ai punti organico straordinari possiamo consolidare la docenza per tutte le nuove offerte che abbiamo messo in campo». Anche se il vero fiore all’occhiello è il consuntivo da 6 milioni e mezzo di avanzo: un record. «Anche per il 2022 mi aspetto un bilancio molto buono: al mio successore lascerò in eredità un tesoretto».

E non solo quello. Insieme al patrimonio «cash», «troverà progetti già avviati e condivisi in Cda e Senato accademico. Penso all’immobile di via Porta Pile o all’ex ristorante Ca’ Nöa: realizzeremo aule in più per assorbire l’aumento degli studenti, pari al 27%, che c’è stato dal 2017 a oggi». Proprio questa crescita, di studenti e di offerta didattica, è uno degli elementi di cui Tira va più fiero. Ma a riempirlo di orgoglio c’è pure la scalata nei ranking internazionali: «La Times Higher Education ci colloca, tra gli atenei con meno di 50 anni, quinti in Italia e 68esimi nel mondo. Un bel riconoscimento del nostro salto in avanti».

Istantanee

Tira verso il ghiacciaio dell'Adamello in occasione della ricerca sul cambiamento climatico
Tira verso il ghiacciaio dell'Adamello in occasione della ricerca sul cambiamento climatico

Nella «gallery» del suo rettorato sono tante le istantanee destinate a rimanere impresse. Impossibile citarle tutte. «Porto nel cuore sicuramente la visita al carcere di Verziano, dove abbiamo tre studenti, le escursioni sul ghiacciaio nell’ambito di Climbing for Climate, il primo bilancio di genere, il rapporto di sostenibilità ambientale, la laurea honoris causa conferita a Manlio Milani, la fondazione insieme a Pisa della Rete delle università per la pace». Tutto questo senza dimenticare naturalmente il «core business», la ricerca: «Al momento sono in costruzione quattro nuovi grandi laboratori», ricorda.

Grazie alla delega internazionale alla Conferenza dei rettori, Tira è stato poi in prima linea quando si è trattato di aiutare gli studenti ucraini con i cosiddetti «corridoi accademici»: «L’UniBs non ha esitato a stanziare 200mila euro», sottolinea. Nella speranza che la solidarietà resti, insieme alla sostenibilità, una stella polare anche per chi verrà dopo. Certo, se avesse potuto si sarebbe ricandidato a rettore. Ma il sogno nel cassetto ora si chiama Bruxelles: «La dimensione internazionale mi è sempre piaciuta, fin da ragazzo: quindi se mi proponessero di fare il parlamentare europeo accetterei molto volentieri».

Qualunque cosa riserverà il futuro al rettore Tira, tuttavia, è già chiaro che la nostalgia si farà sentire eccome:«Mi dispiace finire il mandato - ci confessa -. In sei anni, considerando le lungaggini burocratiche italiane, non sempre è possibile portare a compimento i progetti strategici impostati. Ci penserà il mio successore». Già, ma chi sarà? Naturalmente Tira non si lascia scappare preferenze fra i tre candidati in lizza (Fabio Baronio, Francesco Castelli e Saverio Regasto), ma invita il corpo elettorale a guardare alla solidità dei candidati «non solo dal punto di vista professionale, ma anche etico-morale. I programmi sono importanti, però la persona conta di più».

Ma da novembre che farà il magnifico? «In realtà già a metà settembre tornerò a insegnare, anzi per la verità non ho mai smesso, neanche di fare ricerca. Ho ancora nove anni di lavoro davanti a me. Le giornate saranno sempre piene con i corsi in "Urban planning and risk mitigation" ed "Etica ambientale", e con gli incarichi romani: resterò presidente del Garr, il consorzio che gestisce la rete su cui viaggia Internet nelle università, e membro del cda di Uni-Italia, che si occupa dell’internazionalizzazione. Ma anche all’incarico nel Consiglio pastorale diocesano tengo moltissimo».

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