Università

Candidati rettori, Regasto: «L’Università diventi trasparente, collegiale e protagonista nelle gran»

Tra i punti chiave del programma elettorale anche l’estensione della «no tax area»
Il professor Saverio Regasto
Il professor Saverio Regasto
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Una Università trasparente, collegiale, protagonista delle grandi sfide e che al contempo garantisca opportunità a tutti. Per Saverio Regasto questo dovrà essere l’ateneo del futuro, quello alla cui guida si candida dopo aver mancato per un soffio il successo alle ultime elezioni, sei anni fa. Insieme agli altri candidati, parteciperà al dibattito «Università libere ed autonome?», nell'incontro organizzato da Edizioni Studium e Giornale di Brescia (scopri qui come partecipare o vederlo in diretta e on demand).

Il ritorno in campo è frutto «delle sollecitazioni di molti colleghi: mi hanno chiesto di mettere a disposizione la mia esperienza e la mia competenza legata alla macchina organizzativa nel tentativo di migliorare le condizioni dell’Università di Brescia, che deve crescere nella didattica, nella ricerca e sull’internazionalizzazione. Solo una visione ampia, transdisciplinare e politicamente neutra consente di superare, in un’ottica democratica e collegiale, ogni difficoltà».

Attualmente Regasto insegna Diritto pubblico comparato e Diritto pubblico dei Paesi islamici a Giurisprudenza e Istituzioni di diritto pubblico nel corso di laurea in Assistenza sanitaria (a Brescia e a Cremona). È stato anche direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche e delegato del rettore per gli affari legali. Ascolto, dialogo, condivisione e sobrietà sono tra i pilastri del suo programma elettorale. Nel quale emerge con forza la consapevolezza che il mondo stia attraversando un momento di profondo cambiamento: «Guerra alle porte, crisi energetica, siccità sono alcuni dei problemi che stiamo vivendo. L’Università, che è la prima istituzione culturale del territorio, non solo bresciano ma della Lombardia orientale, deve essere protagonista delle grandi sfide e deve rappresentare il punto di riferimento sia della ricerca scientifica sia della didattica. D’altronde non c'è ostacolo, non esistono problemi rispetto ai quali l’intelligenza, la passione, lo spirito di sacrificio non possano offrire le soluzioni migliori».

Crescita ulteriore

Per essere protagonista però l’UniBs «deve crescere di più. In questi anni siamo stati superati da Bergamo in quanto a numero di studenti: ne ha 22mila contro i nostri 15mila. Inoltre gli abbandoni sono troppi: quest’anno ce ne sono stati circa ottocento. Evidentemente c’è la necessità di una "manutenzione" dei corsi di laurea». Per le proposte di cambiamento Regasto si affida agli organi collegiali dell’ateneo, «che vanno rivitalizzati e non devono limitarsi a ratificare decisioni prese altrove. Credo che l’ascolto e le determinazioni che vengono dal basso siano importantissimi».

Sul fronte della ricerca, una delle vie indicate per raggiungere livelli di qualità sempre più alta, è quella di «costruire partenariati strategici con Università di valore e di prestigio in campi complementari di studio, identificando alcuni temi specifici su cui investire risorse per progetti di ricerca comuni. Questi partenariati possono poi essere impiegati per aderire a reti europee da un punto di forza».

Diritto allo studio

L’Università secondo Regasto non deve lasciare indietro nessuno, in particolare per coloro che sono economicamente disagiati: «Il sistema universitario italiano dovrebbe virare verso la gratuità degli studi. Questa è forse una utopia, ma possiamo comunque aumentare la no tax area: le tasse universitarie sono troppo alte e in un momento di crisi economica non possono essere affrontate da tutte le famiglie». Sempre in tema di diritto allo studio Regasto è convinto che debba essere nominato «uno specifico delegato del rettore che possa sedere ai tavoli della Regione e possa far sentire la voce dell’Università di Brescia».

Per quanto riguarda la macchina organizzativa invece la parola chiave è «trasparenza»: «Tutti gli atti degli organi collegiali devono essere resi pubblici e quindi facilmente accessibili. In un ateneo delle nostre dimensioni non è opportuno perseguire una forte contrapposizione tra "governanti" e "governati": ne risentirebbe il senso di comunità che con forza vogliamo, tutti insieme, affermare».

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