Scuola

Scuola, autobus e bollette: con la settimana corta risparmi stimati per quasi due milioni

Il dirigente dell'Ufficio scolastico ha lanciato l’idea. La Provincia: «Se verrà presa in considerazione faremo delle valutazioni»
Sulla scuola pesano, sempre di più, i costi del riscaldamento - Foto © www.giornaledibrescia.it
Sulla scuola pesano, sempre di più, i costi del riscaldamento - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Per acqua, riscaldamento, energia elettrica e gas di 58 scuole superiori la Provincia nell’anno scolastico 2021-2022 ha speso 7,2 milioni di euro a fronte dei quasi 5 milioni sborsati l’anno precedente. Un balzo economico non da poco sul quale hanno inciso i rincari degli ultimi tempi, il continuo apri&chiudi delle finestre volto a favorire il ricircolo dell’aria e il fatto che il 2020-2021 sia stato abbondantemente interessato dalla didattica a distanza.

Per il futuro, con prezzi destinati più a crescere che a calare, è normale fare delle valutazioni. Giuseppe Bonelli, dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale (Ust), in un’intervista dei giorni scorsi ha lanciato l’idea della settimana corta: «La proposta non è all’ordine del giorno della Provincia - è la reazione di Filippo Ferrari, consigliere del Broletto con delega all’Edilizia scolastica -, ma se venisse presa in considerazione sarà attentamente analizzata». Precisato, quindi, che si tratta solo di un’idea, vale comunque la pena abbozzare due calcoli partendo dal presupposto che al momento sono pochissimi gli istituti superiori gestiti dalla Provincia che adottano già questa modalità. Una modalità che alcuni anni fa, partendo da una proposta dell’allora presidente del Broletto Pier Luigi Mottinelli, aveva scatenato accesi dibattiti e non poche proteste nel mondo bresciano della scuola.

A conti fatti

«Chiudere le scuole il sabato non significa tagliare di un sesto le bollette energetiche: le ore del sesto giorno verrebbero infatti spalmate sugli altri cinque. Il risparmio che si può ipotizzare quindi è inferiore al milione di euro», spiega il consigliere Ferrari. In alcuni casi, poi, si renderebbero necessari, servizi per il pranzo (e quindi ulteriori costi), che non tutte le scuole sarebbero in grado di garantire.

Il calcolo è complesso anche sul fronte dei trasporti: Giancarlo Gentilini, presidente dell’Agenzia del Tpl, riferisce che una giornata di bus al servizio degli studenti «vale un milione di chilometri, ossia almeno due milioni di euro. Chiudere le scuole il sabato, però, non significherebbe cancellare i costi di un giorno intero: gli altri cinque giorni necessiterebbero infatti di un potenziamento delle corse. Il risparmio che posso stimare è quindi inferiore al milione di euro». Al momento, quello della settimana corta, è un tema che neanche l’Agenzia del Tpl ha preso in considerazione: «Siamo in attesa che l’Ufficio scolastico provinciale ci fornisca i dati sui movimenti della popolazione scolastica in vista del nuovo anno - spiega Gentilini -. Solo allora, con numeri alla mano, potremo capire l’impatto del sabato e valutare l’idea». Lo scorso anno, ricordiamo, le scuole superiori bresciane vennero invitate, non senza polemiche, a prevedere due ingressi e due uscite per spalmare il carico di studenti su bus dalle capienze ridotte. Per settembre «non ci sono gli elementi per imporre la doppia campanella», osserva il presidente Gentilini.

Pro e contro

Tornando alla settimana corta molti presidi e insegnanti non la vedono di buon occhio: temono che l’impegno degli studenti concentrato in cinque giornate anziché sei sia eccessivo e non giustificato da sufficienti risparmi. Chi è contrario alla proposta si appella al fatto che il rientro a casa degli alunni verrebbe posticipato sacrificando così ore preziose per studiare o svolgere attività extrascolastiche. Chi, invece, è a favore vede i risparmi in termini di consumi energetici e l’impatto che la misura avrebbe sui trasporti. Vede, inoltre, il sabato libero per stare in famiglia, con gli amici, studiare, fare un week end fuori casa. Staccare due giorni, però, per alcuni insegnanti e presidi sarebbe troppo. Il dibattito, insomma, c’è ed è ben argomentato oggi come alcuni anni fa.

«Di sicuro - conclude il consigliere Ferrari - bisogna fare qualcosa per risparmiare energia e denaro: ben venga anche la proposta arrivata dal Governo di ridurre di due gradi la temperatura degli impianti di riscaldamento negli edifici pubblici e privati».

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