Meningite, «vaccinazione di massa per circoscrivere il focolaio»

Il direttore del Dipartimento Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità spiega perché l'arma migliore è il vaccino
Vaccinazione - Foto © www.giornaledibrescia.it
Vaccinazione - Foto © www.giornaledibrescia.it
AA

«Non c'è motivo di panico o allarme generalizzato, ma è giusto mantenere alta l'attenzione». Il direttore del Dipartimento Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità (Iss), Gianni Rezza, invita ad evitare l'allarmismo dopo i 5 casi di sepsi da meningococco verificatisi tutti nella stessa area della bergamasca nell'arco di un mese, sottolineando che «se si interviene come si sta facendo, mettendo in atto una vaccinazione di massa, il focolaio si può circoscrivere» e che «il rischio di un'epidemia su larga scala è molto basso, perchè si sta intervenendo in modo rapido e massivo».

La Regione Lombardia, spiega Rezza  «è stata molto pronta nella risposta. I 5 casi di meningite si sono verificati in un arco temporale breve ed in una zona delimitata; sono tutti dovuti al batterio meningococco C, che è molto invasivo, e questo ha fatto scattare l'allerta. Si tratta infatti dello stesso ceppo che determinò un altro focolaio di meningite in Toscana nel 2015-16 e vari casi negli anni scorsi a Milano ed in Liguria».

Il meningococco, sia di tipo C che B, precisa, «circola nel nostro Paese, ma se i casi sono concentrati è giusto che scattino interventi mirati: la Regione, in accordo con Iss e ministero, ha dunque attivato la chemioprofilassi per i contatti stretti dei pazienti colpiti ed una campagna di vaccinazione massiva contro il meningococco C per gran parte della popolazione».

Ciò, rileva l'esperto, è fondamentale perchè «se si interviene tempestivamente con la vaccinazione di massa si può mettere il focolaio sotto controllo». Per questo, ricorda, la vaccinazione nell'area è gratuita fino ai 60 anni ma con una particolare attenzione per gli adolescenti ed i giovani, tra i quali il meningococco C circola maggiormente.

Infatti, «più persone si vaccinano, più è difficile che il batterio continui a circolare». Perchè il vaccino inizi ad avere efficacia sono però necessarie circa 2 settimane: «In questo lasso di tempo non si può escludere - avverte Rezza - il verificarsi di altri casi, finchè le vaccinazioni in atto non daranno i loro effetti. Tuttavia i contatti stretti, che rischiano di più, sono stati tutti richiamati per la profilassi».

La vaccinazione contro il meningococco (sia di ceppo C sia B) resta quindi l'arma principale: è infatti fortemente raccomandata nei bambini e negli adolescenti, ma può comunque essere effettuata a tutte le età.

Va ricordato, precisa Rezza, che «la meningite si trasmette da persona a persona per via respiratoria, attraverso saliva e secrezioni nasali, che possono essere disperse con tosse, starnuti o mentre si parla. Affinché il contagio avvenga è, comunque, necessario essere a contatto stretto e prolungato con la persona infetta».

Ogni anno, casi di meningite si verificano fisiologicamente nel nostro Paese, proprio per la circolazione dei batteri vettori, come appunto il meningococco - il più frequente - lo pneumococco e l'Haemophilus influenzae. In generale, si registrano nel nostro Paese circa 200 casi di meningite da meningococco l'anno. I casi di meningite virale, causati da enterovirus ed arbovirus e che sono meno gravi, arrivano invece ad alcune centinaia ogni anno. Quanto alla tipologia di casi della bergamasca, precisa, «si parla di sepsi perchè il batterio in questo caso si riproduce diffusamente nel sangue dando luogo ad una malattia invasiva ed ancora più grave, mentre nella meningite il batterio si localizza nelle meningi, ma si tratta comunque della stessa tipologia di malattia».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia