Pet therapy, utilizzati per la prima volta in Italia i pappagalli

I volatili sono in grado di stimolare la comunicazione dei pazienti riproducendo frasi e parole del linguaggio umano
Pet therapy, per la prima volta in Italia utilizzati tre pappagalli - © www.giornaledibrescia.it
Pet therapy, per la prima volta in Italia utilizzati tre pappagalli - © www.giornaledibrescia.it
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Era l’inizio degli anni 60 quando il neuropsichiatra infantile americano Boris Levinson usò per la prima volta il termine pet therapy in una ricerca dedicata allo studio del cane come aiuto per combattere stress e depressione. Da allora l’innovativa terapia, che in Italia è approdata almeno una ventina di anni più tardi e che oggi conta più di centocinquanta strutture riconosciute da nord a sud, ha compiuto passi da gigante.

Stress, ansia, difficoltà sociali e relazionali, casi di bullismo, paure, cure palliative per aiutare i pazienti a superare i dolori causati da malattie croniche: questi sono solo alcuni dei casi nei quali opera la pet therapy, il cui termine più corretto sarebbe Interventi Assistiti con Animali (IAA). Gli esperti spiegano che la terapia funziona attraverso il legame che si instaura tra un animale, spesso domestico, e il paziente, caratterizzato da una forte fiducia reciproca. L’animale non giudica e non ha pregiudizi, favorisce la socializzazione, provoca sorrisi ed aumenta l’autostima del paziente e stimola inoltre una comunicazione più completa, che non si limiti a quella quasi esclusivamente verbale che si instaura tra esseri umani.

Secondo le guide nazionali gli animali più indicati sono quelli domestici: sono cani, gatti, asini, cavalli, pappagallini e conigli quelli più utilizzati nelle strutture italiane che propongono la cura a bambini, anziani in case di riposo o persone con disabilità fisiche o cognitive. La terapia, soprattutto in caso di disabilità, viene quasi sempre costruita ad personam, in modo da agire con efficacia sulle specifiche richieste del paziente.

Nell’ambito della pet therapy è nato qualche settimana fa il progetto, unico in tutta Italia, «Voliamo insieme». Gli anziani ospitati nella struttura di Villa Magnolia di Monastier avranno la possibilità di interagire con tre pappagalli (un grande Alessandrino, un Cacatua e un Amazzone). I volatili sono in grado di stimolare la comunicazione dei pazienti riproducendo frasi e parole del linguaggio umano e spingendo i pazienti ad interagire con loro e ad esternare emozioni e sentimenti che spesso sono complessi da esprimere, e incrementano le capacità di manualità fine e di attenzione.

Anche in provincia di Brescia non mancano iniziative rivolte a questo settore: dai bassotti di residenza Vittoria in città, i coniglietti di Padenghe, i cani dell’RSA di Manerbio fino ai progetti ospitati in scuole e associazioni.

Che il cane sia davvero il migliore amico dell’uomo sembra essere una verità non più solo popolare.

 

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