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«Coraggio e spensieratezza»: la sfida del CLab dell’Università di Brescia in un libro

L’idea della professoressa Giovanna Sansoni ha coinvolto 48 studenti di diversi dipartimenti
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Si può «educare» all’imprenditorialità? Si può immaginare di suscitare, di far uscire, di far crescere la voglia, il desiderio, la passione per diventare imprenditori e imprenditrici? E si può insegnare questa cosa, si possono mettere insieme una serie di cose per cui, alla fine, si possa dire «l’abc dell’impresa c’è: hai avuto l’idea, l’hai saputa sviluppare, ti abbiamo dato alcuni strumenti utili. Potrai persino fallire, ma vale la pena tentare perché anche a questo serve il corso, a gestire il possibile patatrac»?

Ecco: si può fare una cosa simile, costruire quasi in vitro un imprenditore?. Sì, parrebbe di sì.

I corsi (e i risultati) del Contamination Lab dell’Università di Brescia lo stanno a dimostrare. Intuizione magnifica: mettere insieme una serie di piccoli gruppi di studenti dei diversi siparrtimenti- che sarebbe un bel fritto misto - farli conoscere, stimolarli a metter giù una possibile idea di impresa e vedere come va a finire. Nel mezzo, naturalmente, ci sono le lezioni aggiuntive a quelle che ogni studente deve fare per la propria facoltà, e così per un pò di mesi.

Il volume

Alla selezione si sono presentati in 84, i corsi li hanno frequentati in 48. Comunicazione assertiva, l’arte della negoziazione, il pensiero creativo, il lavoro in gruppo, la competizione, incontri con tecnici, imprenditori, l’assistenza dei docenti. Magnifico.

Tutto questo lavoro, l’esperienza acquisita, quanto dato e ricevuto, adesso è in un libro agile e fuori format rispetto ai classici tomi universitari. Lo ha scritto - edito da Brixia University Press - la professoressa (Ingegneria) Giovanna Sansoni, ideatrice prima e poi anima del progetto per il cui decollo - scrive - «son serviti coraggio e anche un po’ di spensieratezza». Non andrò oltre nei dettagli del progetto, nei percorsi fatti e nei risultati acquisiti: c’è il libro ma c’è soprattutto una grande produzione online che partendo da CLab trovate piuttosto agevolmente.

Pensieri

Mi intrigano però alcune considerazioni, che valgono per quel che si è fatto e soprattutto (oso sperare) per quel che si farà. Andando un po’ random. La prima lezione che viene da questa storia del CLab arriva dal coraggio e dalla spensieratezza della profe che ha fatto suo un insegnamento che per me è guida di vita e dovrebbe esserlo per gli imprenditori: non credere in quel che si fa ma fare ciò in cui si crede. Esercizio non facile (in molti casi anche un «lusso») ma portatore di soddisfazioni sorprendenti.

La seconda valutazione è quella relativa alla «necessità», che evidentemente si avverte, circa la necessità di dare la cassetta degli utensili a chi voglia fare impresa. Rispetto a non tantissimi anni fa è una sorta di anomalia: dopo la scuola classica che altro serviva? Voglia di fare, qualche base scolastica applicabile in officina, un po’ di sano spirito animale e il mondo era nostro. I tempi sono evidentemente cambiati e quindi qualche aggiunta si impone. La gran parte della nostra industria è stata fatta da chi ha fatto le scuole dell’obbligo, un po’ da chi ha fatto Itis e/o Moretto, rari gli ingegneri. La frittata si è un po’ complicata e sappiamo tutti come e perché. Una laurea è oggi quasi d’obbligo e il mondo ti chiede formazione aggiuntiva.

Una sosta al CLab può fare la differenza. Un progetto, un’idea, il confronto e«non mollare mai» come dice la Sansoni quando evoca il suo progetto. Direi che è la traccia su cui far nascere e vivere un’impresa. Lunga vita al CLab.

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