Vino, il 2018 è l'anno d'oro del Veneto: +48% produzione

«Il 2018 è l'anno da record per il settore vitivinicolo veneto: +48% la produzione rispetto al 2017, aggiungendo i 16 mln di tonnellate raccolte. Siamo ai vertici della classifica nazionale per produzione di uve, imbottigliamento e capacità di esportazione. Ma non possiamo cullarci sugli allori: l'andamento climatico di questi mesi ci preoccupa, ma ancor più è la sostenibilità della viticoltura ad interrogarci». Così l'assessore regionale all'agricoltura del Veneto Giuseppe Pan, incontrando a Lonigo i produttori all'appuntamento di Veneto Agricoltura alla vendemmia 2018.
Quello vitivinicolo è un settore strategico del comparto primario, che vale il 35,5% dell'export vinicolo nazionale.
«Con 94 mila ettari di vigneti, il 40% dei quali in quota - rileva Pan - con 11 mln di ton. (67% intera produzione) dedicate a produzioni a denominazione di origine (29 Doc e 14 Docg) e 3 mln di ton. per le 10 produzioni Igt (indicazione geografica tipica), il Veneto è uno scrigno di vini di grande qualità e potenzialità». «Se la viticoltura veneta vuole continuare ad essere al top - spiega Pan -, deve applicare i disciplinari di qualità previsti e rispettare i quantitativi indicati».
Due i focus di attenzione indicati dall'assessore: le produzioni bio e il rispetto dell'ambiente. «La superficie vitata investita a biologico rappresenta il 5% del totale regionale (4.500 ettari) - ricorda Pan - il valore è in continua crescita, ma è tuttavia sotto alla media nazionale (16%), anche se confrontabile con quello delle principali regioni del Nord.
Quanto all'uso di prodotti fitosanitari e a sistemi di coltura più sostenibili, la Regione Veneto finanzia con i fondi del Psr investimenti per sistemi e strumenti di meccanizzazione rispettosi dell'ambiente ed è impegnata a predisporre i disciplinari per la certificazione ministeriale integrata e a promuovere il sistema Qualità Verificata, e guarda con attenzione allo studio e alla sperimentazione di vitigni
resistenti, cioè di colture che comportino una sensibile riduzione del numero di trattamenti annui e costituiscano una valida opportunità nei contesti sensibili, laddove è più forte l'interazione con l'uomo e l'abitato».
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