Philippe Léveillé: «Emozioni e testimonianze d’amicizia vera»

Lo chef bretone è a Brescia da 35 anni e ha fatto del Miramonti l'altro uno dei migliori ristoranti d'Italia
Philippe Lévéillé - © www.giornaledibrescia.it
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Conosco i bresciani, ma forse mai come in questi mesi li ho apprezzati. Mi hanno sorpreso ancora una volta per la loro resistenza nelle difficoltà, la loro solidarietà senza tornaconto, la loro forza di fronte ad una prova tragica senza precedenti». Non parla di sé, ma proprio dei bresciani che ha incontrato in queste settimane Philippe Léveillé, chef bretone con due stelle Michelin al Miramonti l’altro di Concesio, da oltre 35 anni a Brescia e nell’affiatata pattuglia di cuochi del nostro Chef per una notte. «Non scopro niente di nuovo - aggiunge - ma toccare con mano tante situazioni diverse, tante esperienze di vicinanza con chi soffre, tante testimonianze d’affetto anche nei nostri confronti ti fa riflettere, ti lascia il segno».

E alcune immagini sono davvero indelebili: «Ad esempio è stata questa la mia prima giornata di Pasqua fuori dalla cucina di un ristorante da almeno 40 anni - racconta - e l'ho passata in ospedale, portando qualcuno dei miei piatti a medici e infermieri. Ed è stato straordinario: non tanto le foto, i sorrisi, gli auguri, ma ancor di più la consapevolezza di quanto il cibo condiviso possa fare una magia, di quanto valesse, di quanto piacere desse a ciascuno di loro. Sono esperienze che ti fanno pensare, ti fanno dire che il mio può essere non solo un lavoro, ma qualcosa di più: l'occasione per far star bene qualcuno, magari anche solo per mezzora, d'interrompere quella sequenza di preoccupazioni e tristezze che questa stagione ci ha riservato».

Un'altra immagine forte è la vicinanza, l'amicizia, la solidarietà di tanti clienti. «Non sto a dire quante telefonate ricevevo ogni giorno con un augurio, uno stimolo, una apprezzata parola di conforto - spiega Philippe - al punto che, anche se con Mauro e Daniela avevamo deciso di non fare delivery dei nostri piatti, di fronte ad una pressione tanto insistita abbiamo scelto di proporre un segno, ovvero qualche cannoncino e il nostro gelato. Ebbene siamo stati subissati di richieste: una domenica abbiamo dovuto preparare qualcosa come 92 chili di gelato per 77 clienti diversi, una cosa mai vista. E quando, anche personalmente, sono andato a consegnare i nostri pacchetti ho avuto accoglienze incredibili, ho incontrato la gioia di tante persone, ho avuto rapporti umani stupendi, veri, bellissimi e indimenticabili». Ora il ristorante ha riaperto il giovedì, venerdì e sabato sera e la domenica a pranzo e a cena. «Per l'estate - aggiunge lo chef - abbiamo scelto questi orari limitati, anche per capire un po' come evolve la situazione. Abbiamo tolto qualche tavolo per garantire, anche visivamente, un ambito di sicurezza e di riservatezza, con un servizio ancora più discreto del solito, perché ciascuno possa godere la sua cena e il suo pranzo come meglio crede. E, fortunatamente, siamo sempre pieni, con tanti ospiti che si fermano ben oltre la mezzanotte. Davvero una gran bella ripresa».

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