CAPITALE DELLA CULTURA
Un portale per l'infinito aperto dall'alba al tramonto e oltre

L’abbazia di Sant'Egidio a Fontanella di Sotto il Monte (Bergamo)
Anche questa rubrica vuole partecipare con un apporto specifico all’anno di Bergamo Brescia Capitale italiana della Cultura 2023, e lo fa attraversando l’Oglio per «spedire» ai lettori bresciani qualche cartolina anche dalla cugina terra orobica. Aperto dall’alba al tramonto: sta scritto sul portone laterale dell’Abbazia di Sant’Egidio in Fontanella di Sotto il Monte, sul Monte Canto. Spingi e si apre, accogliendoti in una chiesa romanica, circondata da campi e da viti. E davanti un panorama senza fine. Il campanile, che sovrasta il corpo centrale dell’edificio, è la freccia indicante l’alto di questa pietra magica rivolta verso il cielo, un portale per l’infinito.
Entri e vieni chiamato subito nell’abside dal Gesù Pantocratore circondato dai quattro Evangelisti. Ti avvicini e si accende la luce: in senso proprio, perché c’è un sensore, e in senso metaforico, in te. Nelle due absidiole laterali a destra storie di San Rocco, a sinistra una singolare Deposizione con il Salvatore che sembra scendere da solo nel sepolcro. In alto, nella navata centrale, un grande crocifisso. Ti senti abbracciato e percepisci forte il desiderio di sederti a meditare.
Meditare?
Comprendi perché Giuseppe Roncalli, alias papa San Giovanni XIII, amasse questo posto: da ragazzo ci saliva spesso da casa sua e da grande ogni anno per rifocillare lo spirito nelle pietre che, diceva, pregano per noi. Nel vicino cimitero è sepolto Padre David Maria Turoldo, eroe della Resistenza, filosofo, teologo e poeta, che visse qui dal 1964 fino alla morte. Non è un caso che persone così profonde si sentissero a casa in un romitorio tanto lontano dal clamore, edificato nel 1080 per volontà di Alberto da Prezzate, ricco nobile diventato prima monaco e poi santo, caparbio difensore della riforma cluniacense e di un ritorno radicale al Vangelo.
A destra della facciata un chiostro, su un angolo nel quale è posto il sarcofago di Teoperga, sorella di Alberto. Secondo la leggenda la tomba custodisce invece le spoglie di Teutberga regina di Lotaringia, vissuta nel IX secolo e moglie ripudiata di Lotario II (la chiesa ancora oggi si trova in via Regina Teoperga). Non importa chi sia: la Gran Signora scolpita sopra cuscini di pietra è magnetica come tutto questo luogo, che è un canto come il monte su cui si trova. Non è difficile immaginare Alberto, Giuseppe e David Maria seduti in silenzio a pregare o nel chiostro a salutare la misteriosa Dama, guidati da un desiderio di contemplazione che ha attraversato il tempo e permea ogni pellegrino salga sin qui, per caso o per volontà, per dimenticare se stesso o ritrovarsi.
«Sempre sul ciglio dei due abissi tu devi camminare e non sapere quale seduzione, se del Nulla o del Tutto, ti abbatterà» scriveva Padre Turoldo. Le pietre parlano e spiegano dell’inutilità dell’affannarsi per affermare se stessi. A che serve infine? «Vi basti leggere il vostro nome nel vento e nel cielo azzurro: mormorato sotto una palma nelle pause dei canti.» Nel cielo sopra Sant’Egidio c’è il nome di tutti noi. Dall’alba al tramonto e dal tramonto all’alba.
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