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Cartoline bresciane

BERGAMO BRESCIA 2023

La Rotonda di San Tomè a Bergamo, punto di gravitazione universale

Clementina Coppini

Rubriche
Cartoline bresciane
17 mar 2023, 10:41
San Tomè: rotonda come il Santo Sepolcro a Gerusalemme - © www.giornaledibrescia.it

San Tomè: rotonda come il Santo Sepolcro a Gerusalemme - © www.giornaledibrescia.it

Anche questa rubrica vuole partecipare con un suo apporto specifico all’anno che vede nel 2023 Bergamo Brescia Capitale italiana della Cultura, e lo fa attraversando l’Oglio per «spedire» ai lettori bresciani qualche cartolina anche dalla cugina terra orobica, nella certezza che queste «cartoline dalla Capitale Bergamo Brescia» riserveranno loro delle impreviste (e apprezzate) sorprese.

Un piccolo edificio cilindrico in mezzo ai prati di Almenno San Bartolomeo, cittadina bergamasca che un tempo faceva parte del territorio a ovest del fiume Brembo chiamato Lemine, sede di una corte longobarda e importante crocevia commerciale. È la Rotonda di San Tomè: unica, magica, totemica. Struttura dalle molte simbologie ed essa stessa simbolo di perfezione e di ascesi. Non c’è in lei millimetro che non significhi qualcosa, che non racconti una storia, che non sia stato voluto e meditato da chi, nel XII secolo, la edificò.

L'ingresso

Il portale principale è decorato con figure di martiri e soldati, quello laterale ha un bassorilievo di San Tommaso (apostolo). Entrando, la prima impressione è di penombra. Appena la vista si abitua si è investiti da una luce che irradia dall’alto e viene spontaneo sollevare lo sguardo verso il cielo, come volevano i suoi costruttori. Ed ecco che, nel registro superiore, appare il matroneo, coronato da una cupola e dalla lanterna.

Pian piano l’abbraccio di questo cerchio sembra farsi più grande: ma come fa un esterno così minuscolo a contenere un interno tanto vasto? I giochi di luci e ombre creati dai volumi, dagli archi e dalle colonne fanno riflettere sul Bene e sul Male, esemplificati nei due capitelli al lati dell’arco che porta alla zona absidale. Su quello di destra due sirene a due code rappresentano seduzione, peccato e inganno; a sinistra due aquile parlano di concetti opposti. Secondo gli antichi tali rapaci, sentendo l’appressarsi della morte, volavano verso il sole, dal cui calore venivano rigenerati e ringiovaniti. Le aquile non muoiono mai. Le colonne sono una diversa dall’altra, sia in quanto prese da altre costruzioni sia perché a quei tempi la varietà era ritenuta un valore. Così un capitello ha foglie d’acanto, un altro motivi intrecciati, altri decorazioni minimal.

Nel matroneo ce n’è uno con i Quattro Evangelisti, uno con quattro arieti. Il più bello di tutti, biblico, racconta quattro episodi della vita di Tobia e Sara e di come attraverso la sofferenza si possa giungere alla consapevolezza. Il padre di Tobia, Tobi, diventa cieco e il figlio, dopo un lungo viaggio e dopo aver cacciato da Sara il demone che si era impadronito di lei, gli restituisce la vista. La diversità, la complessità, la raffinatissima architettura fanno di questa chiesa circolare una sorta di marchingegno per salire in cielo o in alternativa un punto di gravitazione universale. Ti siedi in questo cerchio sacro e anche tu ritrovi la vista, alzi gli occhi e sei in cielo, come un’aquila destinata all’eternità.

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