Dall’AI all’umanizzazione delle cure: l’università accetta le sfide

Francesco Castelli · rettore dell’Università Statale di Brescia
Tra i cambiamenti in vista anche le nuove modalità di accesso al corso di Medicina
Francesco Castelli, infettivologo e rettore di UniBs © www.giornaledibrescia.it
Francesco Castelli, infettivologo e rettore di UniBs © www.giornaledibrescia.it
AA

L’Università degli Studi di Brescia ha avuto un rilevante e riconosciuto sviluppo nei suoi 43 anni di vita ma oggi si trova, come il Sistema universitario italiano nel suo complesso, a fronteggiare nuove sfide. Alcune sono di carattere generale e interessano tutte le aree disciplinari (Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, Medicina) che la compongono, altre sono più specifiche della area sanitaria.

Vogliamo ricordare da un lato l’importanza della innovazione della ricerca e della didattica, quest’ultima indispensabile per trasformarla sempre di più in senso formativo, partecipativo e di sviluppo di competenze da parte dei discenti. L’alfabetizzazione universitaria del Paese e l’attrattività dei percorsi universitari per i giovani sono un impegno di particolare valore sociale oltre che culturale che richiede ponti per l’orientamento con il mondo della Scuola superiore di secondo grado.

Ma il mondo della sanità è oggi certamente quello più sfidante e che più di altri va incontro a sviluppi e cambiamenti radicali, cui la Facoltà di Medicina, che ha il ruolo di formare i giovani alla professione medica ed alle professioni sanitarie, nonché ai percorsi di formazione post-lauream medica e biologica, deve saper far fronte.

Il progressivo invecchiamento della popolazione gioca in questo caso un doppio ruolo, nel senso della generale riduzione del numero di giovani che potranno accedere ai percorsi universitari e dell’aumento del bisogno di salute e di cure per la popolazione. Dunque, il tema dell’attrattività degli studi di Medicina e delle Professioni Sanitarie diventa qui cruciale, così come la rivisitazione dei percorsi curriculari. L’internazionalizzazione dei percorsi universitari potrà da un lato ulteriormente rinforzare la reputazione internazionale del nostro Ateneo e dei nostri ricercatori, ma anche attrarre sempre più giovani dall’estero verso il nostro territorio.

L’introduzione e l’integrazione di nuove tecnologie, come la sanità digitale e l’intelligenza artificiale rappresentano una grande opportunità, consentendo lo sviluppo della ricerca, il miglioramento della prevenzione, diagnosi e trattamento delle malattie e riducendo auspicabilmente le disuguaglianze di accesso alle cure. Per sfruttare tali opportunità è richiesta una formazione adeguata e a sua volta rinnovata e il superamento di ogni resistenza al cambiamento tra i professionisti e i docenti, ed è indispensabile saper governare al meglio l’impatto delle nuove tecnologie nel contesto sanitario, sociale ed ecologico e nelle relazioni paziente-medico.

In questo senso il tema dell’umanizzazione delle cure dovrà essere significativamente sviluppato, in una visione omnicomprensiva del prendersi cura che si articola nella prospettiva relazionale, nella prospettiva tecnico-professionale, nella prospettiva organizzativa.

Anziani e cronici

La pressione sui sistemi sanitari, dovuta come si è detto all’aumento della popolazione anziana e di malattie croniche richiede inoltre una nuova attenzione alla sanità territoriale e di prossimità, con la necessità dunque di sviluppare non soltanto le discipline e gli approcci (iper)specialistici, ma anche quelle sociosanitarie. In questo senso, il rapporto con il Territorio, fondante per l’Istituzione universitaria nel suo complesso, avrà particolare significato, in una prospettiva di rendere l’Università e la Facoltà Medica parte integrante del tessuto sociale in cui opera.

La riforma

Una sfida più immediata è anche rappresentata dalla nuova normativa dell’accesso al Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, che metterà alla prova già a partire dall’anno accademico 2025/26 tutti gli Atenei pubblici, in senso logistico-organizzativo e didattico, e i cui esiti non sono chiaramente prevedibili, ma che ha forse stimolato l’attenzione generale sul tema della formazione medica. È da notare che la percepita carenza di medici nel nostro Paese, frutto più di una elevata età anagrafica della classe medica e di una disomogenea distribuzione tra le aree urbane e rurali del nostro Paese che di una carenza in termini assoluti essendo il nostro Paese in linea con gli standard europei, sarà presto soddisfatta dall’aumento significativo della offerta formativa del sistema universitario italiano negli ultimi anni.

Un posto a parte merita, infine, il tema del finanziamento del Sistema Universitario italiano, oggi agli ultimi posti in Europa rispetto al Pil e insufficiente a garantirne lo sviluppo al fine del raggiungimento degli obiettivi di ricerca, didattica ed assistenza sopra indicati, così come quello del riconoscimento del ruolo chiave dell’Università nel progresso del Paese, che potrà pienamente svolgersi solo favorendone crescita, autonomia e indipendenza.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@Buongiorno Brescia

La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.