Ogni 100 giovani ci sono oltre 170 anziani

L'indice di vecchiaia è passato in vent'anni da 119 anziani ogni 100 giovani a 170 anziani ogni 100 giovani
Anziani (simbolica) -  © www.giornaledibrescia.it
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Sempre più anziani e sempre meno giovani. Ma, se non occorre scomodare la statistica demografica per avanzare questa osservazione, quello che l’analisi dei dati ci racconta va molto oltre la percezione comune. Per due aspetti. In primo luogo per la dimensione dell’invecchiamento della popolazione, con l’allungarsi della vita e il calo della natalità.

In provincia di Brescia, al 1° gennaio 2023, c’erano oltre 170 anziani (con 65 anni e più) per ogni 100 giovani (con meno di 15 anni). In altri termini su una popolazione di 1,2 milioni di persone, oltre 282mila anziani a fronte di meno di 166mila giovani.

In secondo luogo per la rapidità con cui si manifesta l’invecchiamento della popolazione, considerando che solo vent’anni fa, nel 2003, l’indice di vecchiaia era fissato a 119, ovvero 119 anziani per ogni 100 giovani.

Cosa è l'indice di vecchiaia

L’indice di vecchiaia rappresenta il grado di invecchiamento di una popolazione. È il rapporto percentuale tra il numero degli ultrassessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni. Ad esempio, al 1° gennaio 2023, l’indice di vecchiaia per la provincia di Brescia dice che ci sono 170,3 anziani ogni 100 giovani.

Il dato è di per sé impressionante ma ancor più se consideriamo come questo indice è cambiato negli ultimi anni. Lo scorso anno era pari a 164,1, in aumento rispetto al 159,3 del 2021, al 157,1 del 2020 e al 152,2 del 2019. Se solo torniamo al 2013 l’indice di vecchiaia in provincia di Brescia era pari a 127 e dieci anni prima, nel 2003, era a 119.

Sembra un’altra era e sono passati solo vent’anni. Allora, nel 2003, l’età media della popolazione bresciana era di 41,4 anni, diventati 42,8 nel 2013 e salita a 45,4 anni, all’inizio del 2023, inferiore, tuttavia, a quella regionale (46,1 anni) e nazionale (46,4 anni). Ma è ben poca consolazione se pensiamo che in vent’anni l’età media in provincia di Brescia si è innalzata di quattro anni. L’indice di dipendenza strutturale, che rappresenta il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0-14 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (15-64 anni) si è, ovviamente impennato di pari passo all’invecchiamento della popolazione.

Nel 2003, solo vent’anni fa, era pari a 45,8, il che significa che, teoricamente, ovvero se tutte le persone in età lavorativa fossero occupate, c’erano 45,8 individui a carico per ogni 100 che lavoravano. Nel 2013 questo indice strutturale sale a 53,4 e nella sua corsa arriva a quota 55,6 all’inizio del 2023. Che significa che, sempre teoricamente, presupponendo che tutti coloro che hanno dai 15 ai 64 anni siano occupati, 55,6 persone a carico per ogni 100 in età lavorativa.

La situazione in provincia

Sono quasi un’ottantina i comuni bresciani nei quali gli anziani sono il doppio dei giovani, con un indice di vecchiaia superiore, quindi, a 200. Il maggiore squilibrio demografico, con gli anziani che sono oltre quattro volte i giovani, si registra a Magasa (indice di vecchiaia 1.175), Valvestino (800), Saviore dell’Adamello (557), Lozio (457) e Cevo (430). In una quindicina di comuni montani il numero di anziani risulta triplo rispetto ai giovani ma, nella sessantina di centri in cui l’indice di vecchiaia va da 200 a 300, si collocano anche comuni rivieraschi come: Gardone Riviera (292), Toscolano Maderno (265), Salò (264), Sale Marasino (244), San Felice del Benaco (223), Polpenazze del Garda (209).

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