Politica

Referendum, cosa cambia per il lavoro a tempo determinato

Quali regole vuole cambiare il terzo quesito: se vince il «sì», ogni contratto temporaneo dovrà essere giustificato dal primo giorno
Si vota l'8 e 9 giugno 2025
Si vota l'8 e 9 giugno 2025
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Flessibilità o precarietà? Dietro la scheda grigia, quella che gli elettori troveranno l’8 e il 9 giugno tra le cinque del referendum dedicato a lavoro e cittadinanza, si nasconde una questione tanto tecnica quanto concreta: la disciplina dei contratti a termine. Si vota per decidere se cancellare alcune norme del Jobs Act che permettono alle imprese di assumere a tempo determinato senza specificare una causale, almeno per i primi dodici mesi. Un vantaggio per le aziende, che possono adattarsi a picchi produttivi o esigenze temporanee. Ma per i lavoratori - secondo i promotori della consultazione - è spesso il primo passo all’interno di un tunnel di incertezza contrattuale, fatto di rinnovi brevi, cambi di mansioni e prospettive sfumate. Il terzo quesito referendario propone di abrogare quelle norme.

Cosa cambia

Spiega l’avvocato giuslavorista Andrea Giliberto: «Il contratto a tempo determinato, soprattutto se è reiterabile, è diventato un escamotage per bypassare i limiti dei patti di prova. Così, se il lavoratore non è più gradito, non si rischiano reintegre o risarcimenti come se invece si licenziasse: basta semplicemente non rinnovare l'incarico. Da qui le varie fasi e formule che si sono susseguite dagli anni Novanta in avanti, finché non si è arrivati a definire un limite massimo e finale al tempo determinato».

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Referendum, quesito 3: la video scheda

Cosa cambierebbe, nello specifico, questo terzo quesito? «Al momento, in caso di contratto a tempo determinato, per un anno l’assunzione può avvenire senza causale. Il referendum propone invece che si possa assumere a termine solo nei casi previsti dai contratti collettivi negoziati tra azienda e rappresentanti sindacali e nei casi di sostituzione di altri lavoratori. Questo sempre, quindi anche per il primo anno. In caso di contestazione, il giudice dovrà verificare che il motivo dell’assunzione a termine, e non a tempo indeterminato, sia effettivo» precisa Giliberto. In pratica, se vincesse il «sì», ogni contratto a tempo determinato «dovrebbe tornare ad avere una motivazione precisa già dall’inizio»: una sostituzione temporanea, un aumento eccezionale di lavoro, un’esigenza limitata nel tempo.

Il cuore del quesito è tutto qui: chi scrive il contratto, deve dire perché? Oppure per il primo anno deve poter assumere anche senza spiegazioni?

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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