Referendum cittadinanza, le ragioni del Pd e quelle di Noi Moderati

Per Zanardi (Pd) è un voto necessario, mentre Noi Moderati spinge per il «no»
Michele Zanardi e Mariastella Gelmini - © www.giornaledibrescia.it
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Un «sì» necessario. Ad esplicitare la posizione del Pd di Brescia riguardo al quinto quesito del referendum dell’8 e 9 giugno è il segretario provinciale Michele Zanardi, che chiarisce subito: «Personalmente posso dire che la consapevolezza e l’importanza di questo referendum nasce anche dall’esperienza da amministratore: in dieci anni, da sindaco, ho assistito a tantissimi giuramenti nei quali sono state ripercorse storie e peripezie per riuscire ad ottenere la cittadinanza nel nostro Paese. Sentirle è stato imbarazzante».

Perché «sì»

Entrando nel merito del quesito, Zanardi ricorda: «In pochissimi casi, oggi, è rispettata la tempistica dei dieci anni e va ricordato che siamo il Paese europeo che impiega più tempo: a maggior ragione, una riduzione è necessaria». Il segretario dem è consapevole che il tema della cittadinanza non troverà soluzione solo con il sì a questo quinto quesito referendario, «ma è certamente un primo passo». Questa – aggiunge – «è anche una richiesta costante del mondo produttivo e lo abbiamo riscontrato anche nei giorni scorsi: gli imprenditori hanno l’esigenza di avere una continuità lavorativa e produttiva e la lentezza dei rinnovi dei permessi a persone che, in molti casi, rappresentano una buona parte della forza lavoro ostacola questa necessità».

Ecco perché per il Partito democratico bresciano «oggi non c’è più tempo per attendere: chi continua a dire di non essere d’accordo per ostacolare questo processo sta solo facendo un esercizio contro la storia e sta cercando di fermare cambiamenti epocali con parole inutili – attacca Zanardi –. L’obiettivo del quinto quesito referendario è cambiare i tempi per fare ottenere la cittadinanza a persone che già fanno parte della nostra comunità». Il Pd ha formalizzato una posizione ufficiale a favore del «sì» su tutti e cinque i quesiti. La leader nazionale Elly Schlein ha definito questi referendum «una battaglia per la dignità del lavoro e per il diritto di cittadinanza».

Il «no» di Noi Moderati

L’8 e il 9 giugno Noi Moderati voterà «no» (anche) al referendum sulla cittadinanza. A spiegare le ragioni di questa posizione è Mariastella Gelmini, capodelegazione di Noi Moderati al Senato: «Abbassare da dieci a 5 anni il requisito di residenza per ottenere la cittadinanza italiana è un errore. Non basta un timbro per diventare cittadino italiano, ma bisogna entrare a far parte della comunità nazionale, conoscere e condividere valori, usi, leggi. Serve la conoscenza della lingua, dei diritti e dei doveri, della Costituzione. C’è bisogno di un serio percorso di integrazione. Un’integrazione reale, autentica, consapevole, non di facciata. Dimezzare, invece, di colpo e senza condizioni i tempi per il riconoscimento dello status di cittadino ai migranti significherebbe anche aprire le porte all’immigrazione clandestina, che il governo Meloni sta efficacemente contrastando. Un tema così delicato e complesso non si affronta a colpi di referendum».

Quale allora la soluzione? «Occorre piuttosto semplificare le procedure – conclude Gelmini – così da evitare che chi ha concluso l’iter aspetti anni prima di vedere riconosciuto il proprio diritto».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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