Politica

Provincia, consiglieri fuori dall’aula: respinta intitolazione a Ramelli

Durante il voto, ieri, è uscito anche il leghista Damiolini: la mozione sarà ridiscussa lunedì 4 agosto
Palazzo Broletto, sede della Provincia di Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
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«Se volete questa mozione ve la votate da soli». E in effetti è andata proprio così. A pronunciare queste parole è stato durante il Consiglio provinciale Fabio Capra del Pd, che ha chiuso così il suo intervento sulla mozione per intitolare un immobile della Provincia a Sergio Ramelli, proposta dai consiglieri di Fratelli d’Italia Tommaso Brognoli e Daniele Mannatrizio. Tradotto: noi ce ne andiamo dall’aula e vediamo se arrivate al numero legale per approvare il documento.

Quel numero è il nove, la metà più uno dei votanti, che sono 17: 16 consiglieri più il presidente Emanuele Moraschini. Ecco, quel nove non è stato raggiunto perché l’opposizione (7 consiglieri) se n’è andata, la consigliera Laura Trecani di Lombardia Ideale aveva già annunciato da tempo la sua assenza e Agostino Damiolini della Lega ha lasciato l’aula. Risultato: 8 voti favorevoli. Troppo pochi.

Tra i banchi

Sarebbe dunque bastato un solo voto in più. Quello di Damiolini, ad esempio, che della maggioranza fa parte, ma che evidentemente ha – o aveva – delle riserve sull’intitolazione di un immobile a un ragazzo morto giovanissimo, ma legato in maniera decisa al mondo dell’estrema destra. E la Lega – almeno quella bossiana – il fascismo l’ha sempre condannato, senza se e senza ma.

La decisione di Damiolini non dovrebbe dunque stupire, ma tra i banchi della maggioranza la sorpresa c’è stata. I suoi colleghi probabilmente si aspettavano che il consigliere ne parlasse nella conferenza dei capigruppo. Così non è stato. E alla fine Mannatrizio ha anche provato a far rivotare la mozione, dopo un colloquio con Damiolini e appellandosi a dei cavilli burocratici, che però non sono serviti. Consiglio chiuso e mozione definitivamente respinta.

Il Consiglio provinciale di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Il Consiglio provinciale di Brescia - © www.giornaledibrescia.it

Crepa nella maggioranza

Se si guarda al risultato finale, la vittoria della minoranza potrebbe valere poco. Una mozione respinta per mancanza del numero legale può essere infatti rivotata e così sarà fatto in un Consiglio straordinario convocato lunedì 4 agosto alle 14.15. Il gesto di tattica e ostruzionismo dell’opposizione ha però aperto una piccola crepa nella maggioranza, che su una mozione dal chiaro valore politico non è riuscita a restare unita.

Il segretario provinciale di FdI Diego Zarneri ha provato subito a raddrizzare il tiro puntando il dito contro la sinistra. «Di fronte a una mozione che chiede solo di ricordare una giovane vittima della violenza politica, la scelta di lasciare l’aula è un gesto di chiusura, di parte, che offende il senso stesso delle istituzioni», ha detto. Il segretario provinciale del Partito Democratico Michele Zanardi ha invece preferito accendere i riflettori sul ruolo del Consiglio: «È stata una lezione importante: riportiamo la Provincia alla sua vocazione originaria, quella di essere davvero la "casa dei Comuni". Un ente di secondo livello non può e non deve trasformarsi in un campo di battaglie ideologiche. Il nostro compito è affrontare e risolvere i problemi concreti delle cittadine e dei cittadini».

Ideologia

Gli altri punti all’ordine del giorno sono scivolati via senza grosse emozioni ed è stata anche rinviata la mozione sul pedaggio della Corda Molle.

Ad aspettare quella su SergioRamelli in aula c’era anche Manlio Milani, presidente della Casa della Memoria. Ramelli era un militante del Fronte della Gioventù, ucciso da estremisti di sinistra vicini ad Avanguardia operaia nel 1975. «A prescindere dallo schieramento politico, tali violenze devono essere sempre condannate e contrastate anche simbolicamente», si legge nella mozione.

In Broletto c'era anche Manlio Milani (foto d'archivio) - © www.giornaledibrescia.it
In Broletto c'era anche Manlio Milani (foto d'archivio) - © www.giornaledibrescia.it

Un discorso che non regge secondo Sergio Aurora di Sinistra Italiana. «Non è in discussione la condanna dell’omicidio di Ramelli, ma credo sia un’operazione propagandistica e identitaria. Il punto non è l’intitolazione, ma la volontà di non riconoscere le responsabilità del neofascismo». Allo stesso, modo Andrea Curcio del Pd ha parlato di «condanna unanime alle violenze», ma anche di Ramelli come un «feticcio di una parte politica e un immobile in sua memoria rischia di diventare un altro luogo in cui si celebri il fascismo con il braccio destro teso».

Dall’altra parte Brognoli ha precisato che si trattava solamente di «un gesto di verità e giustizia», mentre Mannatrizio ha sottolineato che «il Fronte della gioventù non ha bisogno di nessuna riabilitazione storica, perché l’attuale presidente del Consiglio proviene proprio da quell’ambiente».

Vittime

Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù - Wikipedia
Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù - Wikipedia

Paolo Fontana di Forza Italia ha chiesto: «Sergio Ramelli è una vittima del terrorismo o no? Perché se il Comune intitola una formella alla sua memoria allora non potergli intitolare un immobile diventa una contraddizione».

Una spiegazione su questo l’ha data Milani a margine del Consiglio. «Le vittime devono essere riconosciute in quanto tali, ma allo stesso modo dev’essere riconosciuta la loro storia politica – commenta –. Il Memoriale delle vittime del terrorismo ha passato il vaglio di tre Amministrazioni comunali, ci siamo arrivati con un percorso. Questa mozione è stata calata da una precisa parte politica: serviva un dibattito più aperto, altrimenti diventa solo una rappresentazione identitaria».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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